L’ultima notte di Dante
Tutto è questione di amore
L’ultima notte di Dante attraverso gli incontri con le donne che hanno segnato la sua vita è l’opera messa in scena al teatro Erba da Torino Spettacoli. Abbiamo avuto il piacere di far qualche domanda all’autore del testo, il professor Accossato.
Com’è nata l’idea di questo spettacolo?
L’idea nasce dalla mia passione per Dante e dai miei studi. Inizialmente pensavo di scrivere un saggio divulgativo, qualcosa che avvicinasse il pubblico alla figura del poeta. Ma mi sono reso conto che la dimensione teatrale poteva essere più coinvolgente e immediata.
Ho immaginato Dante nell’ultima notte della sua vita, malato e in preda a febbri deliranti, mentre rivive gli incontri con le donne fondamentali della sua esistenza.
Che sfide ha affrontato nel portare Dante sul palco?
La sfida più grande è stata restare fedele alla figura di Dante, rispettandone la grandezza, ma al tempo stesso renderlo umano e accessibile. Ho lavorato partendo dai dati biografici certi e dai suoi testi, intrecciandoli con dialoghi immaginati ma plausibili. Il risultato è un Dante uomo, fragile e vulnerabile, che affronta la sua ultima notte con tutte le sue contraddizioni.
Un’altra difficoltà era portare un personaggio così universale su palcoscenico. Pochi si sono cimentati con Dante in scena, forse perché è un personaggio così vasto da sembrare quasi inafferrabile.
Qual è stato il ruolo di Torino Spettacoli nella realizzazione dello spettacolo?
Il progetto è stato fortemente voluto ed appoggiato da Gian e Irene Mesturino. Fondamentale dunque è risultato per la produzione e la messa in scena. Stefano Fiorillo, il regista, ha saputo dare perfettamente corpo e concretezza ai miei personaggi. Ha curato i dialoghi, i movimenti scenici e ha interpretato al meglio anche Dante.
Accanto a lui, due attrici straordinarie: Barbara Cinquatti, che interpreta la madre di Dante, e Vittoria Chiolero, che veste i panni della sorella Tana e di Beatrice. Un contributo essenziale è arrivato anche dai giovani attori del liceo Germana Erba (Mario Barbato, Francesco Fiore, Grace Stroppiana, Clementina Delmas, Camilla Frison) che hanno vestito i panni degli altri personaggi. La loro energia e il loro talento hanno dato vita a un cast davvero speciale.
La prima volta che ho visto lo spettacolo sul palco è stata un’emozione indescrivibile, come vedere nascere un figlio, ed il risultato finale mi ha riempito di orgoglio. Ed è meraviglioso che il teatro ti permette di vedere le reazioni del pubblico in tempo reale, di percepire l’emozione che arriva dalla scena, è qualcosa di unico e irripetibile.
Cosa ha imparato da questa esperienza?
Ho imparato che non si deve mai smettere di sperimentare. Non sono un diciottenne che si apre al mondo del teatro e ho una carriera alle spalle nell’insegnamento e nel giornalismo, ma cimentarmi con il teatro è stato stimolante e mi ha dato nuova energia. Scoprire che posso comunicare in modi diversi, che il mio lavoro piace e suscita emozioni, mi ha spinto a voler continuare. Tant’è che ho già in mente un nuovo progetto: posso dirvi che sarà dedicato a un grande personaggio della letteratura italiana del Novecento e che anche in questo caso, sarà un viaggio attraverso l’amore.
Perché ha scelto di concentrarsi proprio sulle donne di Dante?
Perché sono loro a rappresentare il cuore della sua vita e della sua opera. Tutto ciò che Dante scrive ha come centro l’amore.
Tutti si aspettano che si parli di Beatrice quando si affrontano le donne di Dante. Io invece ho voluto dare spazio alle figure meno note, quelle che spesso restano nell’ombra. Per esempio, si sa pochissimo della madre e quasi nulla della sorella. Eppure, ho cercato di immaginare queste donne nel modo più umano e realistico possibile. Beatrice è il punto d’arrivo, ma tutto ciò che Dante ha vissuto prima (i suoi errori, le sue passioni, i suoi incontri) è ciò che lo porta a lei.
Il messaggio dello spettacolo è chiaro: “Tutto è questione d’amore.” Questo vale per Dante, e credo valga anche per tutti noi.