Il lato oscuro della Luna
And everything under the sun is in tune
But the sun is eclipsed by the moon
Il 1 marzo 1973 i Pink Floyd pubblicarono “The Dark Side of the Moon“, un capolavoro che unisce il Progressive, l’Art-Rock e la psichedelia, uno dei dischi più acclamati dalla critica mondiale, nonché il terzo album più venduto di sempre. Dopo 51 anni dalla sua uscita, recensiamo questo capolavoro, commentando ogni sua singola canzone e cercando di capire perché è così acclamato ed è ricordato ancora oggi come uno dei migliori.
Per iniziare, anche questo disco, come Metropolis, è un concept album. In questo caso l’argomento principale è la follia, tema ricorrente in tutta la discografia dei Pink Floyd (usato in Wish You Were Here e The Wall, solo per fare degli esempi), a volte anche usato in memoria di Syd Barret, che è diventato pazzo a causa di sostanze stupefacenti. Si dice che questo disco e quello successivo (Wish You Were Here) siano proprio una dedica a questo esuberante personaggio che si è rovinato la vita.
Iniziamo l’analisi di questa opera partendo dal primo brano, “Speak To Me“, anche se è definibile una pseudo-canzone. A livello musicale, non contiene pressoché niente, ma inizia ad accennare i temi ripresi nelle varie canzoni del disco ed è una progressiva introduzione alla prima, vera e propria traccia, “Breath (In The Air)“, che è considerata da molti la definizione del “genere Pink Floyd“. E’ un brano lento, calmo, dalle note psichedeliche e rilassanti. Ogni volta che la senti sai che stai per addentrarti in un viaggio che ti cambierà. Successivamente c’è “On The Run“, una canzone strumentale, realizzata con l’EMS Synthi A, un synth dalle sonorità molto particolari. Anche questa la potremmo definire pseudo-canzone, ma bisogna semplicemente vederla come un ponte, che collega un margine all’altro in un burrone. Inoltre è posizionata perfettamente nel disco, e lo rende molto più scorrevole. Subito dopo c’è “Time“, un mega classico dei Pink Floyd, pezzo che inizia con un assolo di Rototom, in una maniera psichedelica, dal quale sfocia una traccia come poche, un pezzo che unisce l’Hard Rock con l’Art Rock e che conclude con un reprise di “Breath”. Capolavoro assoluto! E’ subito accompagnata da “The Great Gig In The Sky“, una canzone che rappresenta la morte, che inizia con una progressione di accordi molto particolare dopo la quale inizia la vera canzone, nella quale la corista Clare Torry si sfoga, interpretando la sofferenza, la pace, la tristezza dovute al decesso.
Il secondo lato del disco si apre con “Money“, una hit assurda, con un giro di basso di 7/4. Forse è la canzone meno rivoluzionaria di tutto il disco, ma nonostante ciò è sempre in tempo dispari ed è uno dei pezzi più famosi di sempre di tutta la loro discografia. La traccia finisce con una sfumatura per permettere al meglio l’arrivo di “Us And Them“. Su questa non si può dire niente. E’ semplicemente perfetta. Ogni volta che la ascolti ti fa piangere, riesce a creare un pathos fortissimo, con una strofa calma che sfocia in ritornello strappalacrime, contornato dai cori, per non parlare dell’assolo di sax. E’ a mani basse il pezzo migliore di tutto il disco e uno dei migliori dei Pink Floyd. Subito attaccata parte “Any Colour You Like“, una canzone strumentale dal cuore prog con un assolo di tastiere come con lo stile di Wright. Ci muoviamo verso la conclusione con “Brain Damage” che ci inizia a portarci verso la fine di questo capolavoro, sempre cullandoci. La vera conclusione ci è data da “Eclipse“, che ci fa capire di essere arrivati alla destinazione di questo viaggio con unica meta il lato oscuro della Luna.
E’ il momento di tirare le somme. E’ eccezionale il fatto che tutte le canzoni sono interconnesse tra loro non solo nel creare una storia e un filo conduttore, ma anche nel fatto che si crea una continuità poiché non si interrompe mai il flusso dei brani. La composizione è letteralmente di un altro pianeta. Per questo “The Dark Side Of The Moon” è un disco da continuare ad acclamare perla rivoluzione che ha operato nel mondo della musica. E i geni che hanno prodotto delle musiche così perfette si meritano un 10.
“I’ll see you on the dark side of the moon”