Novizi e Don Bosco, cammino verso la Festa
Alessandro e Patryk, novizi salesiani provenienti rispettivamente dall’Italia e dalla Polonia, condividono un percorso di fede e crescita che li sta portando a scoprire sempre più profondamente il significato della loro vocazione. Entrambi si sono uniti alla Congregazione Salesiana per ragioni che rispecchiano l’autenticità e la forza dell’esperienza che offre la figura di Don Bosco.
Il cammino di questi giovani parte dalla formazione nelle prime superiori, dove, ogni mercoledì, insieme agli altri novizi qui a Valsalice partecipano a un’ora di religione durante la quale portano i ragazzi a riflettere su figure come Pier Giorgio Frassati, un santo che ha saputo adattare una vita normale a una vocazione straordinaria, e sul significato dell’oratorio come luogo di incontro e crescita spirituale. Al pomeriggio, sono impegnati in attività di animazione e servizio con MGS, un altro impegno salesiano che li accompagna quotidianamente.
Per entrambi, l’ingresso nella Congregazione è stato ispirato dal desiderio di vivere una vita autentica, in relazione con i giovani, senza dover rinunciare alla propria identità. Patryk, in particolare, ha trovato nell’esempio di un salesiano che viveva la sua vocazione senza maschere, rimanendo se stesso con i ragazzi, la motivazione principale a iniziare questo cammino. Alessandro, invece, ha trovato una vera e propria salvezza nell’animazione dei ragazzi, un’attività che inizialmente non gli piaceva, ma che alla fine del liceo ha rivelato il suo vero valore, aiutandolo a scoprire la passione che oggi lo guida.
Le difficoltà nel cammino non sono mancate, soprattutto per Patryk, che ha dovuto affrontare la barriera linguistica e l’adattamento a una nuova cultura e paese. Un’altra sfida è stata durante il pre-noviziato, quando inizialmente i momenti di preghiera gli sembravano troppo lunghi e difficili da integrare nella sua giornata; tuttavia, ha presto compreso l’importanza di questo momento spirituale e la gioia che esso comporta. Alessandro, invece, si è trovato a dover scegliere tra due strade: quella dell’università a Milano, dove aveva vinto una borsa di studio, e quella di Torino, dove avrebbe seguito il cammino salesiano. Nonostante l’opportunità accademica, ha scelto di seguire il suo cuore, entrando a far parte della comunità salesiana e imparando l’importanza di aspettare i tempi giusti per la propria crescita.
L’esperienza di vita comunitaria, fondamentale per la formazione dei novizi, ha fatto emergere un forte senso di appartenenza e di condivisione. I novizi sono in totale venticinque e, pur non avendo scelto i propri compagni, imparano a convivere, a sostenersi e a condividere ogni aspetto della vita quotidiana. Se da un lato la vita in comune comporta inevitabili momenti di conflitto, dall’altro Alessandro vede questi scontri come segni positivi di un affetto sincero, dove ognuno si interessa dell’altro e si prende cura della relazione. Patryk si è trovato subito a suo agio, sentendosi parte di una famiglia dove può essere se stesso, coltivando la sua passione per la musica e condividendo questo interesse con i suoi compagni.
La festa di Don Bosco, che si avvicina ogni anno, rappresenta per entrambi un momento speciale. Per Patryk, la celebrazione è legata a ricordi gioiosi di quando partecipava alle celebrazioni alla scuola di musica salesiana, dove cori, canti e festa si univano in un clima di comunità. Alessandro ha vissuto le ultime tre feste di Don Bosco a Valdocco in modo speciale, sentendo che lì l’atmosfera è davvero unica: un clima che fa sentire ogni cosa importante, diversa da quella che si respira in altri contesti. È un’esperienza che ogni anno diventa sempre più significativa, un’opportunità per vivere più profondamente la spiritualità salesiana.
Don Bosco, figura centrale per la vita di tutti i salesiani, è visto da entrambi come una guida e un amico. Per Alessandro, Don Bosco rappresenta un padre che gli vuole bene e con cui c’è una confidenza profonda. Lo considera un uomo di grande visione, capace di seguire le sue idee con coraggio e senza paura di sbagliare, ma anche un uomo di Dio che si è fidato completamente della sua missione. Patryk, d’altra parte, descrive Don Bosco come un “amico pazzo e furbo“, che è entrato improvvisamente nella sua vita e l’ha cambiata radicalmente. È stato per lui una figura che lo ha accompagnato, guidato e trasformato in modo sorprendente, facendo della sua vita un cammino nuovo.
Anche se non hanno ancora vissuto esperienze dirette di missione salesiana, entrambi si sentono motivati dall’esempio di Don Bosco, che ha portato avanti la sua missione in tutto il mondo, cambiando la vita di tanti giovani, in particolare quest’anno a novembre, come ricorda Alessandro, che è il 150° anniversario del primo viaggio missionario salesiano. Patryk ha visto in Polonia come il concetto di oratorio, tradizionalmente associato ai salesiani, sia cresciuto negli anni. Da un oratorio che partiva con pochi ragazzi, ora la comunità è molto più grande, e la sua crescita è un segno che l’eredità di Don Bosco continua a diffondersi.
“Se Don Bosco fosse qui, che messaggio darebbe a tutti noi?”
Alessandro: “Don Bosco, oggi come allora, direbbe ai ragazzi: ‘Ho bisogno di te, dammi una mano.’ Credo che i giovani siano chiamati a fare del bene da Don Bosco, e ciò si manifesta anche nell’azione quotidiana di ognuno di noi che, vedendo un altro giovane fare del bene con gioia, si sente chiamato a fare lo stesso.”
Patryk: “Come ha già detto Don Bosco, secondo me ripeterebbe: ‘Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo. Per voi sono anche disposto a dare la vita.’ Molti ragazzi si sentono persi e magari disperati, ma per loro ci sono moltissimi salesiani che hanno fatto voto a Dio per salvarli e che donano la loro vita proprio per loro ogni giorno.”