Scuola in gabbia

solitudine

di Benedetta Colasanto

Negli ultimi quattro anni i casi di suicidio o tentato suicidio tra i giovani di età compresa tra i dodici e i ventuno anni sono raddoppiati. Questo porta alla luce una problematica rilevante della società odierna: l’incapacità da parte degli adulti di comprendere e affiancare i giovani nel loro percorso di crescita e sviluppo. È importante però capire i motivi di questo disagio nonostante una società ormai dalla mente aperta ed inclusiva.

Viviamo in un mondo di individui che fin da bambini vengono messi in competizione l’uno con l’altro, sotto pressione e senza alcuna possibilità di sviluppare i propri talenti e la propria creatività. Il primo ingranaggio della macchina a non funzionare, il quale occupa  per tredici anni la maggior parte dei nostri giorni, è la scuola, una sorta di arma data in mano ai ragazzi con la quale essi spesso si feriscono da soli. Fin da piccoli siamo messi in piccole caselle, le quali non dicono chi siamo e cosa ci piace ma solamente che voto rispecchiamo. Questo ci spinge a nascondere tutti i nostri sogni e le nostre passioni per concentrarci solo sul giudizio, talvolta ingiusto, di chi non conosce la persona e le circostanze in cui essa vive.

La scuola infatti non è un luogo che ti sprona affinché tu possa realizzare i tuoi sogni ma semplicemente una gabbia che spesso i ragazzi non riescono ad aprire per il folle bisogno di approvazione da genitori e professori che non consente loro lo spazio e la spensieratezza di cui un giovane ha il diritto e il bisogno per riuscire a credere nel futuro. Al giorno d’oggi però purtroppo sentiamo parlare gli adulti di quanto la scuola spalanchi le porte sul futuro e permetta ai giovani di sognare e di avere molte più possibilità economico-lavorative e di come la scuola di oggi sia meno dura e più comprensiva di quella di una volta nei confronti degli alunni. Nonostante questo sia il pensiero comune non si può affermare che la scuola sproni realmente gli studenti o che incoraggi i loro sogni.

Ciò che in molti casi riesce a fare infatti è solo affossare i sogni degli studenti e abbassare  loro l’autostima a causa degli sbagliati e rigidi metodi di valutazione, i quali non tengono in considerazione la persona, il suo stato d’animo e mentale, quindi senza considerare tutte le circostanze ma solo quello che la persona è in grado di offrire in un momento che non sempre è positivo. Si può quindi affermare che la scuola, per lo meno quella italiana, utilizza metodi di insegnamento poco educativi, altrettanto poco stimolanti e che non preparano alla vita, in quanto nella vita è necessario  condividere, collaborare e raggiungere un proprio equilibrio non un perfezionismo tossico, che si ripete poi in tutti gli aspetti della vita.

Redazione



Il Salice

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