Il bello è poter essere liberi e se stessi

Diego Melchionda

di Roberta Darò, Sara Scoglietti, Anita Giustetto, Isabel Rolle, Alejandro Rolle, Rebecca Villani

La redazione del Salice ha intervistato il professor Diego Melchionda, docente di Matematica a Valsalice.

 

Alcune sue risposte ci hanno colpito molto e abbiamo scoperto molte curiosità che non sapevamo: ad esempio, è tifoso del Napoli, ascolta musica pop e inoltre ci ha raccontato molte cose sul suo metodo di insegnamento e di relazione con gli studenti.

Melchionda insegna a Valsalice dal 2016, dopo qualche anno al Cadorna. A “scoprirlo”, il professore Accossato durante un’intervista per La Stampa sui mestieri dei calciatori dilettanti in Piemonte. 

Quindi noi, abbiamo voluto chiedergli qualcosa di più sulla sua vita sportiva  e perchè abbia scelto la matematica come disciplina di insegnamento.

Ci può parlare della sua carriera da giocatore ed allenatore?

“Gioco da quando ero piccolo e continuo a coltivare la passione anche oggi. Fino a 5 anni fa giocavo e allenavo i ragazzi, ma ora ho smesso di giocare e alleno degli adulti”.

La matematica e il calcio hanno un rapporto tra di loro?

Si, sicuramente si. La mia passione per il calcio ha qualcosa in comune con la passione che ho sempre avuto per fare l’insegnante: in entrambe le cose c’è un rapporto diretto con i ragazzi, perché il rapporto umano è fondamentale; senza fiducia è difficile far diventare positiva l’esperienza per entrambi gli attori della relazione educativa”.

Perché ha scelto di studiare matematica?

“Sono  sempre stato fortunato: da piccolo volevo fare l’insegnante di matematica e l’allenatore di calcio perchè la matematica mi riusciva bene. Molti compagni mi dicevano: “Quando mi viene l’esercizio perchè me l’hai spiegato, è bello”. Io penso che non sia solo un semplice donare ma dare qualcosa agli altri nelle relazioni. E’ qualcosa di necessario per me. Il donare è come se fosse una funzione biunivoca”.

Ha altre passioni oltre al calcio e la matematica?

“Mi è sempre piaciuto leggere, guardare serie tv, in particolare gli Anime psicologici da ragazzo. Calcio e scuola ora mi assorbono molto, perchè è necessario “tenersi in allenamento”. Una cosa che non è una passione ma che mi ha cambiato la vita è la nascita di mia figlia; quindi magari altre passioni sono state messe da parte, ma senza alcun rimorso”.

Qual è la sua filosofia di insegnamento?

“Puntare tantissimo sul ragionamento e sfruttare la parte a memoria, anche se molto importante, il meno possibile. Il rapporto con i ragazzi è anche molto importante, perchè l’apprendimento va di pari passo con le emozioni che noi proviamo. Le emozioni positive vengono ricordate meglio di quelle negative, e per me la paura non favorisce l’apprendimento, ma ci vuole un clima sereno e di fiducia. Non mi ritengo autoritario e non ho la mania del controllo, mi preoccupa di più comprendere lo studente o la studentessa e i suoi problemi. Io cerco di essere sempre aperto al confronto, disponibile, generoso, simpatico e sono sincero con i miei studenti. A volte sono esigente sull’impegno perchè ritengo che sprecare il tempo sia una cosa da evitare”.

Cosa ha trovato di diverso in Valsalice che le ha fatto scegliere di restare a insegnare qui e non in altre scuole?

“Sicuramente l’attenzione alla persona: in particolare alla mia persona da parte dei colleghi, che considero amici anche fuori da scuola, dove non c’è solo un rapporto di lavoro ma anche di amicizia. Inoltre l’attenzione che diamo a Valsalice agli studenti. Perché spesso i voti condizionano, ma voi non siete numeri, siete ragazzi e vogliamo farvi sentire tali”.

Come era da studente?

“Avevo una spiccata forza di volontà, ero molto rispettoso e anche troppo determinato, dovevo assolutamente raggiungere i miei obiettivi. Rimandavo il più possibile le cose che non mi piacevano e le facevo sempre per ultime, ma alla fine le portavo a termine”

Si vede ancora tra dieci anni a insegnare matematica?

“Penso di sì. Ho una paura infondata, di diventare meno abile a cogliere i messaggi che gli studenti mi mandano, perchè mi rendo conto che durante gli anni confrontarmi con voi mi tiene al passo, perchè le cose che insegno sono le stesse, ma il metodo è sempre in sviluppo”.

C’è una persona che l’ha ispirata a diventare chi è oggi?

“Non è una persona, ma sono più persone: gli insegnanti che ho avuto durante il mio percorso scolastico. Avendo avuto sempre chiaro il mio obiettivo, ho sempre cercato di cogliere dai miei insegnanti qualcosa di positivo per ispirarmi”.

Redazione



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