di Matteo Sacchero e Marco Magliano
La redazione del Salice venerdì 28 febbraio si è recata a Milano nella sede Condè Nast di Wired. Ha avuto l’opportunità di visitarne l’interno e di incontrare l’ex allieva di Valsalice e ora collaboratrice del magazine Virginia Lobina e il direttore Luca Zorloni. Lobina ci accoglie nella sede di Condé Nast, casa editrice statunitense fondata nel 1909: comprende alcune delle più note riviste tra cui possiamo citare la celebre Vogue, Vanity Fair e la stessa Wired. Quest’ultima, infatti, nasce come giornale cartaceo ma, date circostanze degli ultimi tempi, si è dovuta adeguare adottando le nuove forme di comunicazione moderne: dagli articoli online alle storie Instagram; intorno a un singolo articolo, infatti, c’è sempre un imponente piano di implementazione (video esplicativi diffusi tramite campagne di advertising, sponsorizzazioni da mediare…)
Ma da cosa scaturisce Wired?
Immaginate di nascere in una comunità Amish, ma di sentire un profondo desiderio di conoscere il mondo al punto di fondare un giornale che si occupa di tecnologia, innovazione e notizie spaziando da quelle locali a quelle internazionali. Kevin Kelly l’ha fatto. Kevin Kelly ha rotto la casta sociale in cui era inserito per esprimersi, andare oltre e alla fine possiamo dire abbia “spaccato”. Virginia Lobina, perciò, ci rivela che innanzitutto la tecnologia nasce e si diffonde, ma in seguito è necessario adoperarsi per regolamentarla e introdurla nella società; similmente Wired prova a non concepire progetti sterili o effimeri, ma a prendere coscienza: la tecnologia è intrinseca della natura umana, insita in ognuno di noi, è bene utilizzarla, ma anche dare delle regole.
Tale riscontro si trova in modo lampante nella copertina di un’edizione di Wired mostrataci, in cui, su un anonimo sfondo grigio, l’unica protagonista è l’avvilente e perciò celebre rotellina del loading. L’obiettivo, anche dell’intero sistema che fa da cornice al magazine – continua Lobina – non è di limitarsi a raccontare il presente, ma di dare i fondamenti per condurre ognuno verso il futuro, di ampliare lo sguardo: ciò che ricopre le riviste è plastica biodegradabile. Rilevante anche menzionare, data la continua evoluzione della rivista, il momento di transizione che sta vivendo: il boomerang della vita, il mare che trascina al largo, ma alla fine riporta a riva, il circolo, pur rimanendo aperto, metaforicamente si chiude; nato negli Stati Uniti, in Italia Wired riattinge dal luogo nativo ed è pronta a utilizzare il modello americano come stile lavorativo: emblematico il cambio di sede che vedrà ampi open space in cui i diversi team saranno costantemente in contatto e liberi di contaminarsi. Wired è innovazione. Wired è connessione. Wired è umiltà di sapersi reinventare.
Gli articoli online si concentrano su argomenti d’attualità legati soprattutto a innovazioni tecnologiche, scienza, economia, cultura: fumettistica e cinematografia in particolare.
Ogni anno la rivista organizza eventi aperti al pubblico: quest’anno per la prima volta ha organizzato un evento incentrato sulla salute dell’uomo del futuro. Il tema principale dell’evento Wired Health 2025 sarà quindi l’essere umano, per discutere su come si può costruire insieme con l’avvento dell’intelligenza artificiale.
Ormai rinomato è invece Wired Next Fest che anche quest’anno si terrà a Milano, con la solita organizzazione a piccoli stand con brevi interviste a persone interessate al digitale.
L’ultimo evento è The Big Interview, diverso dagli altri perché consente al pubblico di ascoltare lunghe interviste a esperti, specializzati nel mondo della tecnologia.
Prosegue quindi il colloquio anche con la figura del direttore Luca Zorloni; lui stesso ci racconta la vita all’interno della sede di Condé Nast: l’organizzazione per la scrittura degli articoli. Tre sono le maniere evidenziate: in primis di mattina avviene un incontro durante il quale ognuno propone eventi recenti o news di cui desidererebbe curarsi; mentre un altro sistema consiste nell’invio da parte degli uffici stampa di comunicati alla redazione per la divulgazione di notizie o esposizione di prodotti o, in modo diverso, ci si lascia semplicemente guidare da fantasia, curiosità e interessi personali.
Verso la conclusione è stato piacevole e di grande stimolo l’aver intessuto un discorso comune: ognuno è stato libero di intervenire su un tema coinvolgente come l’intelligenza artificiale e il suo possibile utilizzo nell’ambiente lavorativo-scolastico. Crediamo sia stato per ciascuno un dibattito fruttuoso e arricchente.

Grazie a questo incontro ora sappiamo che Wired è magazine, giornalismo, passione. evoluzione, fiducia nel tempo venturo che sempre più scoraggia e angustia; che sempre più, come espresso dalla rivista, necessita di pregevole considerazione.
Wired insegna che la rotellina del loading gira e noi rischiamo di rimanere travolti impietriti ad osservarla.
Perché il futuro molte volte non è altro che un presente troppo indegno per essere guardato e un passato troppo amaro per essere riconosciuto.
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