I 70 anni della televisione italiana

Retro Television and Wallpaper

70 anni fa, domenica 3 Gennaio 1954, iniziavano ufficialmente le trasmissioni regolari della RAI. Eerano le ore 11:00 e tutto partì da una telecamera dagli studi di Corso Sempione a Milano.

Quella data fu l’inizio di un’era che dura ancora oggi, quando per guardare la televisione basta premere un pulsante del telecomando e non uscire di casa alla sera, andare nella più vicina osteria o sala cinema e sperare che ci siano sedie vuote in prima fila e che il monoscopio svanisca dallo schermo.

Un televisore in un cinema per guardare “Lascia o Raddoppia”, quiz condotto da Mike Bongiorno, nel 1956

Il palinsesto di quel giorno è giunto a noi attraverso un volantino che ne descriveva i principali avvenimenti, come ad esempio le trasmissioni speciali delle 11 di mattina con l’inaugurazione dei trasmettitori, il telegiornale che andava in onda alle 20:45 e la fine delle trasmissioni verso le 23:30, dopo il quarto d’ora de “La domenica sportiva”.

Da notare che le primissime trasmissioni regolari non avevano pubblicità, la quale avrebbe fatto la sua comparsa 3 anni e un mese dopo, il 3 febbraio 1957, con “Carosello“.

Per chi vegliava dopo la fine delle trasmissioni i programmi venivano sostituiti dal monoscopio con tono unico a 384Hz, cioè una schermata fissa che conteneva al suo interno test per la ricezione del segnale analogico.

Tutte le trasmissioni del primo canale erano ricevibili sulla gamma delle VHF (Very High Frequencies), sistema che già all’epoca non era nuovo, poiché già vent’anni prima su quelle stesse nacque la prima emittente italiana, l’EIAR, (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), che aveva avviato un programma di quella che allora veniva definita “Radiovisione“.

L’apparecchio televisivo ebbe un’impressionante diffusione durante gli anni Sessanta e Settanta, e nei primi tempi si fecero anche esperimenti di televisori pubblici a gettone per chi non poteva permettersene uno.

 

Il 4 Novembre 1961 la RAI inaugura anche un’alternativa al “Programma Nazionale”, ossia il “Secondo Programma, ricevibile su una diversa gamma di frequenze (le UHF, Ultra High Frequencies), sistema decisamente più moderno rispetto al primo, ma più difficile da ricevere soprattutto in zone sprovviste di adeguata copertura nelle ore diurne.

Nel 1972 si ebbe la prima trasmissione a colori, disponibile solo sul Secondo Programma, in occasione delle Olimpiadi di Monaco di Baviera.

Gli anni Settanta furono un’epoca di rivoluzione della televisione, in quanto nel 1976 si vide la separazione definitiva tra il Nazionale (che diventò RAI 1) e il Secondo canale (che diventò RAI 2), l’introduzione dei colori nelle trasmissioni regolari nel 1978 e la creazione di un terzo canale a carattere regionale (RAI 3) nel 1979 e la liberalizzazione delle frequenze.

Dall’analogico che ha ceduto il passo alla trasmissione digitale, dagli appena 15mila televisori alla prima trasmissione regolare agli oltre 43 milioni di oggi in tutta Italia, la nostra televisione si rinnova, accompagnandoci come ha fatto in questi 70 anni, perché la storia si fa e si vive ogni giorno.

Davide De Bartolo



Il Salice

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