L’imbarazzo da combattere

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di Greta Bruno

Negli ultimi anni, molti temi relativi alla sostenibilità e all’ambiente sono diventati oggetto di discussione pubblica. Tra questi, uno dei problemi meno affrontati ma sicuramente rilevante in termini di sfide globali attuali e future riguarda gli assorbenti, prodotto di largo consumo utilizzato dalle donne durante il ciclo mestruale. Nonostante siano parte integrante della vita di milioni di donne in tutto il mondo, gli assorbenti presentano diversi problemi che richiedono attenzione e soluzioni innovative.

Gli assorbenti tradizionali, innanzi tutto, composti da materiali sintetici e plastica, hanno un impatto ambientale significativo: enormi quantità vengono gettate ogni giorno e finiscono inevitabilmente nelle discariche o negli oceani, dove impiegano centinaia di anni per decomporsi, contaminando la flora e la fauna degli ambienti marini.

Questo processo, ampiamente sottovalutato tanto dai singoli quanto dalle grosse aziende produttrici e dai Governi, contribuisce alla crisi globale dei rifiuti e all’inquinamento delle acque, divenuto una emergenza Mondiale. Infatti, anche se vi sono numerosi tipi di inquinamento marino, nella quasi totalità è causato dalla plastica, materiale che rappresenta una vera e propria minaccia per gli ecosistemi e che, sottoforma di piccoli frammenti, interessa direttamente anche la nostra salute visto che tra i pesci che ingoiano le microplastiche ci sono anche quelli che finiscono nei nostri piatti.

È quindi necessario promuovere alternative ecologiche, come gli assorbenti riutilizzabili o biodegradabili che stanno guadagnando popolarità e offrono una soluzione più sostenibile, riducendo l’impatto negativo sull’ambiente.

Gli assorbenti monouso, poi, dal punto di vista economico rappresentano un importante onere per molte donne, specialmente per coloro che vivono in situazioni di povertà e il cui acquisto regolare può diventare spropositato nel lungo periodo. La Scozia è il primo Paese al mondo a offrirli gratuitamente proprio per contrastare la “period poverty”, l’impossibilità economica di acquistare i prodotti per il ciclo mestruale.

Anche l’accessibilità rappresenta un nodo cruciale per le donne che vivono in aree rurali e in paesi in via di sviluppo; è necessario promuovere politiche di sostegno che rendano gli assorbenti femminili più accessibili, garantendo il diritto alla salute e all’igiene e riducendo le disuguaglianze.

Quando si parla di mestruazioni in modo esplicito si sollevano spesso reazioni avverse, addirittura schifate. Ci sono paesi nel mondo in cui il sangue mestruale è un vero e proprio stigma e altri, come il nostro, dove è considerato sporco e impuro. In generale, si tratta per molti aspetti ancora di un argomento tabù il che rende difficile affrontare apertamente i numerosi problemi. La mancanza di informazione e di consapevolezza può portare a un uso inappropriato e a problemi di igiene: promuovere l’educazione nelle scuole fin dalla giovane età e nelle comunità è fondamentale per abbattere barriere socio economiche e per fornire alle donne le conoscenze necessarie per gestire il loro ciclo in modo sano e sicuro.

E’ un dibattito che riflette la crescente consapevolezza riguardo alle questioni di salute, ambiente, equità e accessibilità economica.

In Italia l’abbassamento della cosiddetta “tampon tax” è finalmente arrivato, con il passaggio da una tassazione del 22% al 10%. Ma dopo un’iniziale euforia ci siamo resi conto che si è trattato di un piccolo passo avanti dopo 50 anni di tassazione come bene di lusso per metterci vagamente in linea con il resto del mondo; il vero lavoro da fare sarebbe creare una cultura consapevole e abbattere la tematica culturale che relega le mestruazioni ai margini della società.

La questione economica è da ricondurre a una più ampia tematica culturale: moltissime ragazze sono vittime di “period shaming”, la vergogna di avere il ciclo, nonostante si tratti di un processo completamente fisiologico e naturale che non dovrebbe in alcun modo causare imbarazzo.

Redazione



Il Salice

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