Amore e amori da Dante a Boccaccio
1265 Firenze, 1304 Arezzo e 1313 Certaldo. In meno di 50 anni sono nati tre dei maggiori colossi della letteratura italiana: Dante, Petrarca e Boccaccio.
“Le Tre Corone” del Trecento differiscono tra di loro su molti aspetti, uno dei quali è la narrazione, e prima ancora il modo in cui hanno vissuto l’amore.
Il “Sommo Poeta”, “Il padre della lingua italiana”, Dante Alighieri ha composto ogni sua opera in funzione di una missione voluta dal Signore. Di conseguenza la sua “Comedia”, opera dedicata alla donna amata Beatrice Portinari, decise di comporla in seguito alla chiamata di Dio. Descrivendo così un amore puramente spirituale, il quale fece da tramite tra Dio e il poeta.
Nella Divina Commedia l’amore viene espresso in varie forme e con vari fini. L’amore per la “donna Angelo” Beatrice è platonico e onnipresente in tutta l’opera. Troviamo tuttavia anche forme d’amore “negative”, ovvero quell’amore considerato da Dante peccaminoso. L’esempio più lampante è l’amore adultero tra Paolo e Francesca. Infatti, nel canto V dell’Inferno Dante ha l’opportunità di dialogare con i due amanti. Raccontando l’amore tra i due rende chiaro agli occhi del lettore quali amori sono peccaminosi e quali no.
Mentre il poeta dell’intimismo soggettivo, Francesco Petrarca, concentrandosi principalmente sul motivo amoroso, utilizza le sue doti letterarie per descrivere la sua discrasia interiore; quindi, per narrare stati d’animo e turbamenti, cerca un equilibrio quasi armonico dello stile per compensare il conflitto spirituale.
Con il “poeta del dubbio” abbiamo una nuova concezione dell’amore rispetto a Dante poiché con Petrarca la donna diventa un ostacolo al raggiungimento di Dio. Proprio per questo in tutto il suo “Canzoniere” il poeta sarà in conflitto con sé stesso poiché sa che per raggiungere Dio dovrebbe mettere da parte l’amore per Laura ma allo stesso tempo non è in grado di farlo, definendosi quindi accidioso.
“Comincia il libro chiamato Decameron cognominato prencipe Galeotto”. Così comincia l’opera più conosciuta e più importante di Giovanni Boccaccio, opera che muta radicalmente la visione dell’amore.
Con questo autore si fondono gli ideali medievali con la nuova visione umanistica che sarebbe poi sbocciata nel Quattrocento. L’amore non è più considerato peccaminoso, ma un sentimento naturale e umano che coinvolge l’uomo tanto sul piano spirituale quanto su quello passionale. In Boccaccio vengono esaltate virtù dell’uomo quali intelligenza e astuzia, passando da un mondo teocentrico ad uno antropocentrico.
Con questo autore la donna acquisisce un ruolo chiave, infatti se con i due poeti precedenti era “oggetto d’amore”, ovvero il riflesso delle passioni dell’uomo, un’entità quasi astratta alla quale si poteva arrivare solamente attraverso una connessione spirituale, la Fiammetta di Boccaccio diventa “soggetto d’amore”, e raccontando i suoi desideri e le sue passioni Boccaccio la rende vera e terrena, la rende la vera protagonista dell’opera.