Il paladino dell’informazione
Curioso, sempre attento e alla ricerca di notizie verificate, ecco alcune qualità del buon giornalista.
Parola di Marina Lomunno, giornalista de “La Voce e il Tempo”, che ha incontrato un’attenta e partecipativa redazione del Salice anche in previsione di un futuro progetto di PCTO da svolgersi presso il giornale della Curia con alcuni redattori
Lomunno ha raccontato che la professione del giornalista, nonostante possa sembrare superata, è invece fondamentale perché il servizio di informazione che egli svolge è garanzia di libertà per il vivere civile. Egli ha un ruolo fondamentale nella vita dei cittadini poiché grazie all’informazione riesce ad essere garante di democrazia e di pluralità.
Questa professione è cambiata molto nel corso degli anni, ma ci sono alcuni aspetti che rimangono fondamentali. Il primo è avere un “buon paio di scarpe”. Grazie al web oggi molte informazioni sono a portata di mano ma è proprio il giornalista che deve andare a cercare le fonti e le informazioni senza adeguarsi alle “veline” che arrivano in redazione.
A livello linguistico chi scrive deve avere sempre accanto a sè il vocabolario, uno strumento che si può consultare per evitare ripetizioni inutili e cercare ciò che non si comprende senza mai credere di conoscere tutto.
Anche se ad oggi lo strumento più usato per prendere appunti o numeri telefonici è lo smartphone, bisognerebbe avere un taccuino e una rubrica telefonica sulla quale segnarsi tutto: ciò che infatti passa dal cervello e dal braccio alla penna è diverso da quello che si scrive passivamente su un telefono. Importante è poi anche avere dei riferimenti riguardo la persona o la cosa di cui si sta parlando per poter scrivere con cognizione di causa. Un archivio ricco è fondamentale per chi fa questo mestiere per non correre il rischio di scrivere inesattezze.
Ad oggi con le nuove tecnologie è molto cambiato il modo di approcciare e divulgare la notizia: in passato, infatti, molto più difficile di ora era lo scambio di informazioni da una parte all’altra del mondo. Inoltre l’inviato o il corrispondente, dopo aver scritto un articolo lontano dalla redazione doveva chiamare in redazione e dettare il pezzo parola per parola ai dimafonisti che scrivevano per filo e per segno tutto l’articolo.
Lomunno ha dato alla redazione un altro prezioso consiglio: quando si intervista qualcuno, è sempre bene farlo di persona perchè in questo modo il buon giornalista, oltre ad ascoltare quello che l’intervistato dice, potrà osservare il suo atteggiamento, i suoi gesti, la sua postura, i suoi sguardi e trarre da ciò spunti per arricchire il pezzo. In aggiunta, il giornalista affronta un’ulteriore difficoltà quando deve trovare il giusto attacco in un articolo così da poter attirare l’attenzione del lettore e allo stesso tempo riassumere tutte le emozioni che la persona intervistata ha tramesso quando parlava.
Bisogna poi tenere sempre presente che in ogni giornale c’è una linea editoriale da seguire, ovvero il taglio politico, sociale, economico che una casa editrice vuole dare alla notizia. Questo è sinonimo di pluralità di informazione perchè chi acquista il giornale sa e conosce la linea editoriale della testata.
Con l’avvento di internet e della libertà di circolazione di notizie in rete si è sviluppato il problema delle fake news poiché tutti possono scrivere o pubblicare ciò che vogliono e molto spesso queste notizie non sono vere.
Una delle “golden rules” infatti, per non cadere in inganno, è controllare le fonti da dove si prendono le informazioni.
L’obiettivo del giornalista, infatti, nonostante le problematiche del suo mestiere, è dunque accettare la sfida per poter lasciare un segno al lettore.
Per leggere l’articolo del Salice del precedente intervento di Marina Lomunno alla redazione del Salice clicca qui