Democrazia o sviluppo?

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di Andrea Cassarino

Jason Brennan nel suo trattato “Contro la democrazia” scrive: “Quando alcuni cittadini sono moralmente irragionevoli, ignoranti o politicamente incompetenti, è lecito non consentire loro di esercitare autorità sugli altri. O impedendo loro di detenere il potere o riducendo il potere che hanno, al fine di proteggere persone innocenti dalla loro incompetenza”. E in un momento così complicato a livello storico come quello che stiamo vivendo è utile analizzare il suo pensiero e trarne qualche riflessione.

Le tre forme di governo primordiali e fondamentali, come ci insegna la storia, e come riporta Aristotele nella sua teoria dell’anaciclosi, sono la monarchia, la cui degenerazione porta alla tirannide/totalitarismo; l’aristocrazia, la quale col tempo si trasforma in oligarchia, e infine la democrazia, a propria volta tendente a mutarsi in oclocrazia, il cui naturale seguito sarà l’instaurazione di una nuova monarchia, che darà inizio ad un nuovo ciclo. In una società a suffragio universale come quella occidentale, il voto (un diritto-dovere per il quale ogni fetta della popolazione ha lottato prepotentemente per oltre un secolo) di ogni votante vale quanto quello del prossimo; ma è positivo per lo sviluppo di un paese che la preferenza di un individuo in possesso della sola licenza media pesi sulla bilancia quanto quella di un professore universitario o di un imprenditore di successo? Probabilmente no da un punto di vista formale; in uno scenario in cui vi è una disparità nel valore del voto su base scolastica o censitaria, è assai ragionevole immaginare che il progresso sarebbe accelerato sì, ma a causa della natura intrinsecamente egoistica dell’uomo, a gran vantaggio della fetta che possiede il maggior peso nella votazione: appare lampante come questa ipotetica società democratica “farlocca” andrebbe incontro ben presto ad essere governata da una potente aristocrazia.

Nel momento in cui vogliamo mantenere un ordinamento democratico e liberale non ci è utile aggrapparci al progresso per determinare la validità di una proposta o l’obiettivo comune, bensì ciò che dobbiamo tenere in primo piano sono gli ideali ai quali ci ispiriamo per una società giusta. Questi ultimi infatti sono realmente ciò per cui centinaia di generazioni venute prima di noi hanno lottato, e che hanno portato a fissare alcuni concetti essenziali, come l’uguaglianza di ogni cittadino in termini di diritti e di fronte alla legge. Una proposta come quella presentata J. Brennan risulta assolutamente incompatibile con qualsivoglia costituzione democratica moderna. In un utopico mondo nel quale attraverso la conoscenza fosse possibile superare ogni bias e governare in maniera giusta ed equa (come immaginava fosse possibile Platone), certamente la democrazia non sarebbe la forma di governo preferibile, ma, de facto, ogni tentativo di tali proposte si è dimostrato fallimentare, e ha fatto infine uscir fuori l’essenza dell’uomo, la quale non è ben distante dal poter essere ritenuta egoistica e addirittura malvagia.

In conclusione è importante segnalare che è altresì necessario che ci sia una soglia d’età minima e massima universalmente riconosciuta che possa dividere (anche se ovviamente la singolarità di ogni individuo non la renderebbe adatta) gli individui non ancora formati o troppo anziani e quindi con prospettiva a breve termine da quelli in grado di prendere decisioni a vantaggio della collettività e che possiedono opinioni proprie e ragionate; su questo punto sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza e maturità delle dinamiche che regolano il nostro sociale per aver diritto di votare di quella che in media viene raggiunta a 18, o addirittura come proposto da David Runciman a 16 anni, mentre certamente andrebbe posta un’età massima intorno ai 70 anni.

Redazione



Il Salice

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