Lo sguardo dritto sui fiori mentre cammini all’inferno

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Con Giovanni Allevi e Paolo Scquizzato

Torino Spiritualità, un evento annuale di quattro giorni di dialoghi, lezioni e letture, che invita a riflettere sul senso profondo della vita, si è concluso il 29 settembre con un incontro intenso e suggestivo al Teatro Colosseo che ha visto protagonisti Giovanni Allevi, celebre compositore e pianista noto per il suo stile innovativo e le sue riflessioni filosofiche, e Paolo Scquizzato, sacerdote e teologo specializzato in spiritualità contemporanea, che esplora il dialogo tra fede e quotidianità.

Giovanni Allevi ha aperto l’evento raccontando la sua esperienza personale con la malattia, che gli ha profondamente cambiato la vita. Laureato in filosofia, Allevi ha intrecciato il suo racconto con riflessioni filosofiche, citando Seneca e la sua visione della vita come un carro inarrestabile, dove siamo tutti come cagnolini legati: possiamo resistere o accettare di seguirlo, trovando nel flusso della vita la nostra pace. Allevi fa un passo oltre l’accettazione, parlando di “accoglienza” del dolore. Accogliere, piuttosto che semplicemente accettare, significa abbracciare la sofferenza come parte dell’esperienza umana, come una lezione che può insegnarci a vivere meglio. Questa accoglienza, consente al corpo e alla mente di rilassarsi, di trovare uno spazio di serenità anche in mezzo al dolore.

Inoltre ha evocato l’immagine degli alchimisti, che vedevano la vita come un’opera di trasformazione che parte dal “nero“, simbolo della caduta e della crisi (fisica, mentale o spirituale), per poi rinascere nel “bianco“, ovvero nella fase di riscatto e illuminazione a una nuova consapevolezza, dal quale lui ha scoperto doni meravigliosi, che presenta nel suo libro “I nove doni”, dove riflette su nove dei doni più importanti che ha imparato durante il suo percorso di rinascita attraverso la malattia.

Un altro tema centrale della discussione è stato l’eresia, intesa non nel senso religioso tradizionale, ma come il coraggio di fare scelte non conformi, l’importanza di rompere gli schemi imposti dalla società e di seguire la propria volontà, anche quando questo significa andare controcorrente. Nella musica, nell’arte, nella filosofia, e in molti altri ambiti, è proprio grazie a coloro che hanno osato sfidare le convenzioni che sono nati i grandi progressi.

La conversazione ha toccato il tema della meditazione e della spiritualità, presentata come una visione più estesa dell’esistenza. La meditazione, per Scquizzato, è uno strumento per cogliere appieno la nostra vita, per entrare in contatto con il nostro essere più profondo e comprendere che i limiti, compreso quello ultimo della morte, sono in realtà porte verso una maggiore consapevolezza.

Riflettendo sulle parole di Kant, Allevi ha evidenziato come la ragione possa fermarsi di fronte all’inconoscibile, come l’immortalità dell’anima, ma il cuore e la sensibilità umana possono spingersi oltre. La trascendenza, ha spiegato, è il gesto di sporgersi oltre il limite, di accogliere la possibilità che ci sia qualcosa di più grande e profondo che ci lega a una dimensione superiore, al di là della nostra individualità e delle nostre sofferenze.

L’incontro tra Giovanni Allevi e Paolo Scquizzato è stato un momento straordinario di grande riflessione sulla natura umana, sui limiti e le possibilità della nostra esistenza. Attraverso dialoghi sulla sofferenza, sull’eresia e sulla meditazione, hanno insegnato che la vita, con tutte le sue difficoltà e i suoi limiti, deve essere accolta come un’opportunità di crescita e trasformazione. L’accoglienza del dolore, la capacità di guardare dritto sui fiori anche mentre camminiamo all’inferno, è la chiave per trovare una felicità autentica e uno stato di pace interiore duraturo.

Giulia Xia



Il Salice

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