Quanti Amori

paolofrancesca

L’amore è stato un tema centrale nella letteratura, nella poesia e nella filosofia attraverso i secoli, ma a ben riflettere è un tema centrale dell’umanità in quanto aspetto fondamentale dell’esistenza. Ovviamente ha assunto sfumature diverse in diversi luoghi e tempi, trattandosi di una realtà proteiforme. In primo luogo, cos’è l’amore? Secondo Socrate, è desiderio causato dalla mancanza di qualcosa di essenziale; secondo Platone, è desiderio di bellezza; secondo Aristotele, è ricerca di qualcosa di cui siamo privi. Esso è dunque mancanza, ricerca e desiderio eppure anche ragione, mezzo e scopo così come potenza, passione e spiritualità. Ecco dunque come l’amore può assumere e ha assunto infinite espressioni dal Dolce Stil Novo, la corrente letteraria più celebre che si sviluppa proprio attorno a questo argomento, fino ai nostri giorni.

Nella moderna realtà materialista il desiderio e l’amore raggiungono l’apice con il possesso, mentre per gli stilnovisti “era un’esperienza altamente simbolica e radicalmente creativa, in senso non materiale, ma psichico”, come afferma lo psicoanalista Luigi Zoja nel libro Al di là delle intenzioni: etica e analisi. A proposito della creatività occorre parlare del rapporto tra i sentimenti e l’arte. Esiste infatti un legame tra gli innamorati e la poesia, proprio lo stesso legame attraverso cui i poeti sono in grado di descrivere in modo incredibilmente dolce la natura e il significato nonché l’essenza di tale sentimento, come sostengono Platone, che dice “Al tocco dell’amore, tutti diventano poeti”, e Voltaire, che  asserisce “Non c’è nessun angolo del mondo in cui l’amore non abbia reso gli amanti poeti.” Se è vero che la qualità poetica dell’innamoramento è sempre presente nella letteratura, va tuttavia sottolineato che nel 1300 fu elaborata in modo magistrale.

L’amore concepito dagli stilnovisti era elativo poiché era in primo luogo mezzo di elevazione morale nonché di miglioramento di se stessi. Questa visione si basava sul concetto aristotelico di potenza e atto per cui le qualità non ancora manifestate necessitavano dell’esperienza amorosa per poter emergere. Indubbiamente, esiste una differenza tra questa concezione, che considerava tale esperienza totalizzante, e quella moderna, secondo cui l’amore è una realtà assestante, opzionale, addirittura marginale. Inoltre vi è un altro punto importante: per poter davvero cambiare se stessi è necessaria l’apertura completa verso l’altro, quindi la massima fiducia. Come dichiara la filosofa Martha Nussbaum nel libro L’intelligenza delle emozioni, “questa forma di apertura del Sé al valore è rischiosa, e […] un’esistenza così arrischiata, così dipendente da un altro, porta con sé problemi etici.” Effettivamente, come afferma Jean Vanier, “Amare significa diventare vulnerabili.” Secondo gli stoici la soluzione è l’autocontrollo e il dominio delle passioni nonché il distacco dalle cose terrene. Questo punto di vista però, di fatto comune anche dal buddhismo, oltre a essere arduo da seguire e a limitare la felicità che scaturisce delle piccole cose e dai piccoli piaceri quotidiani condivisi, potrebbe sfociare nell’indifferenza.

Un’altra importante differenza nella visione dell’amore riguarda il suo valore spirituale. Secondo gli stilnovisti, la spiritualità è una caratteristica intrinseca e questo sentimento; l’amore è infatti mezzo per avvicinarsi a Dio attraverso una figura femminile. Ad esempio Dante nel “Purgatorio” descrive il suo amore per Beatrice come una forza purificatrice che lo guida verso la salvezza. Tale concetto religioso, così caratteristico di questa corrente letteraria, è quasi del tutto assente nella concezione moderna dell’amore, poiché la religione non è presente o diffusa come all’epoca, in cui era impensabile essere atei o agnostici, né permea ogni ambito della società contemporanea.

Proprio in quanto la donna amata induceva ad avvicinarsi a Dio, la figura della donna nello Stil Novo era idealizzata e associata all’irraggiungibile. Al contrario, al giorno d’oggi vi è una visione più realistica, non per forza materiale, dell’amore. I sentimenti in generale infatti sono espressi in modo più concreto e complesso e includono anche gli aspetti negativi. L’amore rappresentato nel primo caso infatti si potrebbe dire parziale se rapportato alla dimensione reale poiché esclude ogni forma di imperfezione, di difetto, di normalità prettamente terrena. Queste due visioni però non sono in contrasto tra loro, anzi, si completano a vicenda, illustrando nell’insieme entrambi i volti dell’amore.

Infine vi è un ultimo aspetto riguardante la fluidità delle relazioni amorose e in generale dei legami sociali, come riporta Z. Bauman nel saggio Modernità liquida “Rapporti elastici e facilmente revocabili hanno sostituito il modello dell’unione personale «finché morte non ci separi»”. Forse ciò che conta non è la durata ma il valore dei singoli momenti, in cui perfino l’eternità sembra raggiungibile: “Il vero amore pensa all’istante e all’eternità, mai alla durata”, come sostiene Nietzsche. La precarietà e l’instabilità dei sentimenti rappresentano dunque un’ulteriore differenza tra l’amore contemporaneo e quello del passato, un’ennesima sfaccettatura dell’amore proteiforme citato all’inizio.

In conclusione, per quanto questo tema sia vario e complesso, ogni sfumatura e concezione sviluppata da poeti, filosofi o semplici amanti contribuisce alla comprensione della sua essenza. Ciononostante, la sua natura continua a rimanere misteriosa e mesmerica e ad affascinare l’uomo nei secoli, generazione dopo generazione, nel 1300 così come oggigiorno. Alla fine anche Dante, padre della lingua italiana, il più celebre poeta del Dolce Stil Novo e verosimilmente il più celebre di tutta la letteratura italiana, comprende che l’amore è così incomprensibile nella sua varietà e immensità che non può esser neppur realmente descritto a parole: “Ben poco ama colui che ancora può esprimere, a parole, quanto ami.”

Angelica Beretta



Il Salice

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