Dietro le quinte con Andrea Fratellini
di Beatrice Cattarossi, Giorgia Orlandi, Giulia Xia
“Tutte le cose difficili diventano semplici se si ha passione e se ci si diverte”.
Queste sono le parole di Andrea Fratellini, ventriloquo e vincitore di Italia’s got Talent 2020, che è venuto a darci un assaggio del suo talento insieme al suo pupazzo Zio Tore.
Da dove nasce la tua passione?
È nato tutto in ospedale. A sette anni sono stato ricoverato per appendicite e il mio infermiere, quando veniva a controllarmi, mi intratteneva sempre con dei giochi di prestigio. A quindici anni tornai in quell’ospedale per cercarlo: volevo diventare come lui. Inizialmente diventai il suo assistente e successivamente volontario. Un giorno entrai in una stanza di pediatria e vidi una bambina. Provai a parlarle ma lei non mi rispose subito: la madre mi spiegò che sua figlia riusciva a comunicare ed esprimere le sue emozioni soltanto se l’interlocutore fosse il suo pupazzo parlante, una presina da forno con due occhi e due braccia.
Prendendo ispirazione dal giocattolo di questa bambina, iniziai a far divertire i bambini proprio con le presine da forno.Negli anni successivi sono stato assistente di volo, ma dopo che la compagnia fallí decisi di allenarmi per diventare un ventriloquo, andando a vedere degli spettacoli anche negli Stati Uniti.
Quante volte ti allenavi al giorno o alla settimana nei primi anni della tua carriera?
Tantissime. Mi esercitavo persino durante i turni di lavoro; adesso per me è facile far parlare Zio Tore, quasi come andare in bicicletta, ma devo comunque mantenermi in allenamento.
Qual è stata la tua performance più memorabile e perché?
È una domanda complicata, poiché ogni esibizione ha la sua magia. Tuttavia, le esperienze più speciali ed emozionanti sono quelle con i bambini. La loro incredulità e meraviglia quando il pupazzo sembra prendere vita sono uniche.
Quali sono le competenze chiave che deve avere un ventriloquo?
Di certo la passione svolge un ruolo centrale: è ciò che alimenta la creatività e la dedizione al lavoro. È fondamentale divertirsi in ciò che si fa, poiché questa gioia si riflette nell’interazione con il pubblico, contribuendo a rendere l’esperienza più coinvolgente. Infine, la resilienza è cruciale: bisogna affrontare ogni sfida con determinazione e non ci si deve scoraggiare di fronte agli ostacolo.
Qual è il tuo consiglio per chi vuole imparare l’arte della magia e del ventriloquismo?
Il mio consiglio più pratico è quello di iniziare anche con un calzino di lana, aggiungetegli degli occhi, ma è fondamentale nutrire la passione. Immaginate il personaggio che volete creare, dategli una voce – come se foste doppiatori di cartoni animati. Da questa base, è possibile costruire una storia unica e cucirla su di sè.
Nella tua esibizione a Italia’s got talent, Zio Tore ha cantato diversi brani, stupendo il pubblico. Come ti é venuta questa idea? È stato difficile unire l’arte del canto a quella della ventriloquia?
Io ho sempre cantato sotto la doccia, mi è sempre piaciuto e mi diverte, anche se non sapevo quanto fossi intonato. Un giorno mia moglie, origliando le mie esibizioni, mi ha proposto l’ idea di unire il mio talento a quello della musica e del canto. Inizialmente ero scettico, ma poi rivalutai la mia opinione e capii che poteva funzionare. Non ho avuto alcun maestro di canto; ho guardato dei tutorial su YouTube soprattutto per imparare le tecniche di respirazione ed esercizi di riscaldamento per riscaldare le corde vocali. Usando il muscolo del diaframma, posso intonare qualunque melodia, anche se con molta fatica: è come percorre rampe e rampe di scale correndo!
Che emozioni hai provato stando davanti ai giudici e sul palco di Italia’s got Talent?
Nonostante fossi molto stanco (prima di arrivare sul palco erano passate quasi dodici ore), è stata davvero un’esperienza bellissima e non mi aspettavo di arrivare in finale. La mia esibizione piacque così tanto che mi trattennero sul palco per ben ventisette minuti. Alla fine avrebbero voluto darmi il Golden buzzer, ma non poterono perché l’avevano già dato a un gruppo che si era esibito prima di me.
Nel mondo della magia, la percezione è spesso manipolata per creare illusioni. Cosa pensi che ciò possa insegnarci sulla natura soggettiva della realtà?
Anche il mago più bravo può cadere negli inganni della vita di tutti i giorni. Ormai, non si sa più quale sia la vera realtà. A differenza delle insidie che nasconde il mondo di oggi, il gioco di prestigio è onesto: sai che ti imbroglierà, ma per regalarti un emozione di stupore. Quando mi esibisco davanti a un nuovo pubblico, questo cerca di scoprire il trucco, osservando attentamente le mie labbra, senza distogliere lo sguardo, ma dopo un paio di minuti si lascia trasportare della storia, pur essendo consapevole che il protagonista è soltanto un pupazzo. L’ illusione è il velo che separa la percezione dalla verità: ogni frammento di apparenza riflette la complessità della realtà, mentre il vero si cela nell’armonia sottostante.