Il Dio che si mostra
di Vanessa Gramignoli
I libri di letteratura sono molto chiari su questo punto: non sono gli dei ad avere creato gli uomini, ma gli uomini hanno creato gli dei. Questa è la visione del sofista Prodico, che sostiene che le divinità sono un’invenzione della mente dell’uomo e l’ipostatizzazione di elementi naturali e fenomeni a cui non si può fornire spiegazione perché vanno oltre il raggio di comprensione della ragione umana.
Ciò trova riscontro nel fatto che la specie umana, per giustificare tali fenomeni, in passato e nel presente, si è sempre rivolta verso qualcosa che è al di là della sfera sensoriale e razionale delle nostre percezioni fisiche. Si potrebbe quindi dire che il divino è nato “con” e “per” l’uomo, perché quest’ultimo trova rifugio rispetto all’insistenza e all’incertezza istillate dalle domande esistenziali che si pone proprio nella spiritualità.
Questo bisogno di un rapporto tra divino e mondo terrestre fin dall’alba dei tempi si trasmette nell’arte: si pensi ad esempio alle pitture rupestri degli uomini primitivi che rappresentavano sulle pareti delle caverne i loro miti e le loro credenze, oltre che i loro rituali religiosi.
Tale corrispondenza tra arte e relazione con l’ultraterreno non rimane limitata alla preistoria: la presenza di una figura oltre la realtà umana all’interno delle discipline artistiche accompagna l’uomo da sempre, in concomitanza con la sua evoluzione. Più la civiltà si è evoluta, più essa si è legata alla spiritualità e le forme con cui il rapporto tra un dio e l’uomo veniva rappresentato sono aumentate.
Oltre alla pittura, che dalle pareti arrivò prima su vasi e ceramiche e poi su tele e quadri, con l’invenzione della scrittura si originarono le prime forme di letteratura proprio in onore di figure religiose. Sono nati così capolavori letterari, di cui l’esempio forse più lampante sono i poemi omerici, collocati tra la letteratura delle origini, in cui gli dei sono tutt’altro che marginali.
Anche la filosofia è diventata mezzo per esprimere questa relazione: l’Apologia di Socrate, scritta da Platone, racconta il processo del filosofo, accusato anche di professare religioni non accettate introducendo nuove divinità.
Ma l’esame della religiosità dell’uomo fu in generale spesso centro delle riflessioni filosofiche. Ancora la scrittura e l’architettura: templi, chiese ed edifici legati alla religione di inestimabile valore sono ancora ben visibili in tutto il mondo; la relazione uomo-divino ben raffigurata nell’arte e nella letteratura dunque fu ed è ancora oggi un fenomeno globale.
Guardando anche solo nel piccolo della nostra nazione, l’opera letteraria di maggiore importanza, madre della nostra lingua, è a sfondo religioso: La Divina Commedia di Dante Alighieri fu, secondo l’autore, legittimata da Dio per essere funzionale alla salvezza di tutta l’umanità. Questo è ulteriore prova che qualunque civiltà di qualunque periodo storico ha scelto e continua a scegliere in qualche modo di rappresentare la propria spiritualità nell’arte, con tutte le interpretazioni che ci possono essere.
C’è anche da dire che con il passaggio da un mondo teocentrico ad uno antropocentrico dopo il ‘300, c’è stato uno svilimento della sfera religiosa, in quanto l’uomo si iniziò a definire artefice del proprio destino e si distaccò dalle divinità. Ciò ovviamente comportò anche un cambiamento nell’arte di carattere divino: l’uomo ha continuato a rappresentare la spiritualità, però con scopi più artistici, senza quella ricerca dello spirito religioso caratteristica degli uomini più antichi.
Ma nonostante ciò, seppur meno frequente, ad oggi l’arte in funzione di una qualche divinità è ancora presente e attuale: attuale negli affreschi delle chiese cristiane, attuale nelle icone del culto ortodosso e attuale nelle statuette orientali.
L’arte accompagna la religione e la religione accompagna l’arte: questa modalità di esprimere ciò che l’uomo non può vedere, quasi per conferirgli una sorta di materialità, è propria della specie umana sin dalla sua nascita.