Project Possible 14×7

di Filippo Ticli

La più grande impresa alpinistica di sempre, la dimostrazione di forza di un popolo intero, un record imbattibile. Il Project Possible può essere descritto così, questa immensa missione comprendeva l’ascesa verso quattordici cime sopra gli ottomila metri entro 7 mesi; un progetto a dir poco folle, pensando che l’alpinista italiano Messner ha raggiunto la vetta del suo primo ottomila nel 1970 e il suo ultimo nel 1986 diventando il primo essere umano a scalarli tutti. Il record però era stato riscritto da Jerzy Kukuczka che ci aveva impiegato otto anni dal 1979 al 1987.

Nirmal Purja e la sua squadra nel 2019 hanno conquistato tutte le cime in 189 giorni.

Bisogna tornare indietro alle origini per analizzare bene l’anatomia di questa azione sempre sembrata fuori dalla portata di un essere umano.

Nims, soprannome di Nirmal, nasce in Nepal a Dana, un piccolo villaggio a oltre 300 km da Kathmandu, il 25 luglio 1983 e sebbene fosse nato e cresciuto ai piedi delle montagne non nutriva grande interesse nei confronti dell’alpinismo.

Da ragazzo segue le orme del padre, un ex soldato britannico, e si arruola nella brigata Gurkha che è un’unità scelta del British Army i cui soldati vengono arruolati tra la popolazione Gurkha del Nepal e dell’India, e sono considerati tra i migliori reparti di fanteria del mondo. Nel 2009 entra a far parte dello Special Boat Service, corpo scelto della British Royal Navy ed è il primo Gurkha a riuscirci. È qui che Nirmal scopre la sua passione per l’alpinismo, prima grazie a un addestramento che lo rende uno specialista del combattimento in montagna e in ambiente artico poi grazie a una meticolosa preparazione che gli permette di mantenere un buon sangue freddo anche nelle situazioni più critiche. Nel 2018 lascia il servizio militare per dedicarsi completamente all’alpinismo professionistico. Prima di questo però Nirmal, nel 2012 compie una camminata fino alle pendici dell’Everest, dopo quest’esperienza rimane fortemente colpito dall’impetuosità della montagna più grande del mondo ed è desideroso di conquistare le sue prime vette.

Dopo sei mesi completa l’ascesa del Lobuche East, soltanto due anni dopo, nel 2014, conquista il Dhaulagiri, il suo primo Ottomila. Nims continua ad aspirare a traguardi sempre più importanti e nel 2016 raggiunge la regina delle montagne, l’Everest. Nel 2019 nonostante non fosse conosciuto nel mondo dell’alpinismo, cerca disperatamente sponsor per la sua impresa, compie molti sacrifici, ma alla fine insieme alla sua squadra riesce a intraprendere il cammino.

Il gruppo di persone che lo circonda non è soltanto un gruppo di sherpa, bensì di amici: Nims ci tiene tanto ad esaltare il lavoro di ognuno di loro, mandando un forte messaggio agli alpinisti occidentali che spesso sono aiutati dagli sherpa nepalesi che però non vengono rispettati e non li viene attribuito il giusto merito.

Con il suo team il primo Ottomila che affronta è l’Annapurna, su cui sale il 23 aprile. Solamente sei mesi e sei giorni dopo, il 29 ottobre alle 8:58 locali, assieme a Mingma David Sherpa, Galen Sherpa, Gesmam Tamang raggiunge il suo ultimo Ottomila, lo Shisha Pangma terminando il progetto.

“Rappresento coloro che mettono tutto per la loro visione e continuano a insistere, nonostante qualsiasi cosa gli altri abbiano da dire. Tutto nella vita è possibile se si è armati solo di un approccio determinato e una mentalità positiva.Da questa affermazione traspare la tenacia e la determinazione di Nims che è riuscito a riscrivere la storia dell’alpinismo.

Redazione



Il Salice

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