Leone XIV, sfide e aspettative del nuovo Pontefice

Il Conclave ha da poco eletto l’Americano Robert Francis Prevost al soglio pontificio come successore di Francesco I. L’ex prefetto del Dicastero per i Vescovi, arcivescovo-vescovo emerito di Chiclayo ha scelto di chiamarsi per il suo pontificato Leone XIV. Il direttore di Valsalice, don Alessandro Borsello, ci ha confidato quali sono le sfide che dovrà affrontare il nuovo Papa e le aspettative del mondo cristiano.
Si aspettava questo risultato dalle elezioni?
Io non mi aspettavo affatto che fosse eletto lui. Mi ha stupito e mi sono subito chiesto chi fosse e perché avesse scelto questo nome. Dopodiché, ripensandoci, è lo stesso stupore che ho avuto 12 anni fa quando è apparso Papa Bergoglio col nome Francesco, che era ugualmente inaspettato.
Quale impressione Le ha dato?
Mi ha dato l’impressione immediata di essere completamente diverso da Francesco, mi è sembrato un po’ emozionato, soprattutto dal saluto iniziale. Ascoltandolo poi nei giorni successivi, guardando anche qualche intervista, si vede una persona dal tratto mite, ma nello stesso tempo deciso. Grazie all’esperienza che ha avuto come missionario, come superiore degli Agostiniani e infine come vescovo, ha già avuto responsabilità importanti ed è un uomo di cultura e di governo. Probabilmente è stato scelto anche un po’ per questo come nuovo riferimento, pastorale e dottrinale. E quindi viene da dire che c’è una buona fiducia nel fatto che forse hanno scelto la persona giusta per il momento.
Cosa pensa del fatto che sia americano? Significa che il centro della chiesa cattolica si sta spostando verso l’America?
A parer mio, non è stato un criterio significativo il fatto che lui fosse americano. Allora, è vero che molti esponenti importanti della Chiesa non sono italiani perché la Chiesa Cattolica ha una portata universale e oggi il centro non è prevalentemente in Italia. Che questo si sposti verso l’America, piuttosto che verso l’Asia o l’Africa secondo me è irrilevante. Io ritengo che non sia stato un elemento discriminante che a essere scelto come Papa sia, in questo caso, un nordamericano che ha vissuto in Sud America. Come ho detto, è un dato di fatto che la Chiesa oggi è sempre più universale, ed è a questo proposito significativo che al conclave ci fossero 71 nazioni rappresentate. Noi da italiani rischiamo di avere una visione un po’ provinciale della Chiesa, quindi secondo me non è importante che sia nordamericano, ma che a guida della Chiesa romana cattolica, ci sia un uomo che rappresenta il mondo.
Di cosa ha bisogno la Chiesa oggi secondo Lei?
Secondo me ha bisogno di trovare gli strumenti per dialogare. Il Papa stesso ha parlato di collegialità e di sinodalità, usando anche spesso l’immagine del ponte già nel primo saluto. Quindi è necessario dialogare internamente come Chiesa e dialogare col mondo, con le altre religioni, con le altre culture ma anche con il mondo sociale, con la politica, con l’economia. Forse il nome Leone, anche da quello che dice lui, ha anche un po’ questa accezione legata al Papa Leone XIII, alla Rerum Novarum.