E’ davvero la soluzione?

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di Giulia Mongiano

TOLC, test di ammissione, punteggi e graduatorie. Della quarta superiore al giorno in cui ci si immatricola non si parla di altro. Oggi è così, ma un domani questi argomenti saranno sulla bocca di tutti oltre questo limite di tempo. Un paio di mesi fa il Senato ha espresso il suo parere: “Addio al numero chiuso”, eliminando il test di ammissione per le facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina Veterinaria. Questa potrebbe essere apparentemente una splendida notizia per i futuri maturandi e, meglio ancora, per tutti coloro che non sono riusciti a superare il test negli anni passati, purtroppo però più il tempo passa, più cresce la consapevolezza del fatto che sia un problema piuttosto che un’opportunità.

La questione del numero chiuso si ripresenterà più tardi, dopo il primo semestre, quando gli studenti dovranno obbligatoriamente aver dato determinati esami per poter proseguire il percorso di studi, altrimenti saranno costretti a cambiare facoltà. Si pone un’altra problematica a questo punto, perché, certamente i CFU verrebbero convertiti per il passaggio di università, ma qualora qualche studente non fosse stato in grado di preparare alcun esame si troverebbe impossibilitato ad iscriversi ad una nuova facoltà dal principio, a causa dell’anno accademico già iniziato e della mancanza di CFU. Il numero chiuso cerca di evitare queste spiacevoli situazioni, poiché teoricamente tutti coloro che superano il TOLC dovrebbero essere in grado di sostenere gli esami previsti.

 

Tralasciando le problematiche legate alla vita e alla preparazione dei singoli, vi sono anche motivazioni logistiche per cui risulta impossibile accettare chiunque voglia iscriversi ad una di queste facoltà. È sufficiente fare qualche veloce e banale calcolo matematico per capirlo: nel 2023, pronti ad affrontare l’anno accademico 2023-2024, hanno sostenuto il TOLC per Medicina e Chirurgia più di 55.000 persone, laddove i posti disponibili in tutta Italia erano poco più di 14.000. Naturalmente con l’obbligo di frequenza è fondamentale che tutti abbiano un posto e, poiché le aule in ospedale non possono quadruplicarsi, se tutti si fossero iscritti sarebbe stato necessario trovare un nuovo metodo di apprendimento, meno efficiente ovviamente. Tutto questo è contro uno dei principi di base con cui è stata approvata questa idea: fornire una formazione attenta e completa ad ogni studente; questo diventa praticamente impossibile considerato il bisogno di essere seguiti e ben preparati dai docenti in determinati ambiti.

L’abolizione del test ha fatto infuriare l’Ordine dei Medici, poiché senza dubbio questa scelta è stata fatta per l’attuale mancanza di medici, ma così facendo tra dieci anni ve ne saranno troppi che rimarranno senza lavoro, come afferma il presidente dell’Ordine Filippo Anelli: “produrremo solo dei disoccupati”, questo si ritorcerebbe contro il Paese e la “soluzione” a lungo termine di un problema che è immediato ne creerebbe un altro, forse anche peggiore.

Redazione



Il Salice

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