L’arte della felicità

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di Giulia Baldini

Ogni uomo percepisce dentro di sé l’istinto innato che lo porta a ricercare la felicità. Tuttavia, è presente un enorme quesito che rimane irrisolto ancora oggi, nonostante per secoli filosofi, scienziati e letterati abbiano dato la propria interpretazione. È importante chiedersi se esista realmente il concetto di felicità; poi posto questo, è necessario interrogarsi su cosa sia e, soprattutto, come la si possa raggiungere.

Alcuni hanno trovato rifugio nella fede. Hanno dunque visto in Dio, o qualunque divinità venerata, una speranza per il presente e principalmente per ciò che esiste dopo la vita. Si deve considerare, però, che non si tratta di un’idea di felicità condivisa da tutti; quindi, questa teoria non può essere generalizzata e resa universale. Per questo si deve considerare un’altra ipotesi: per esempio quella di Leopardi, il quale pensa che l’essere felici significhi trovarsi in un periodo della propria vita senza sofferenze e preoccupazioni, dunque un’assenza di dolore. Con questa affermazione l’autore sembra descrivere quasi uno stato d’animo piatto, ai limiti dell’insensibile.

Quest’ultimo è un sentimento molto più forte che spesso comprende i due precedenti, ma al quale si aggiunge euforia e molto altro. Gli scienziati la definirebbero come une questione di chimica: una serie di ormoni, come la serotonina, secreti da aree del cervello nell’organismo. Ma è ancora da capirsi come si possa raggiungere questa sensazione di felicità. Pare soddisfacente il pensiero esposto da Leopardi nello “Zibaldone”, secondo il quale «bisogna porre un fine alla propria vita per viver felice». Ciò è possibile solo ponendosi degli obiettivi. Inoltre, per ricercare la felicità è necessario prestare attenzione a quale tipo di scopo ci si pone. Ne esistono di due tipi: da una parte gli obiettivi molto generali finalizzati a un futuro distante, molto vicini al concetto di sogno, che appaiono lontani e irraggiungibili rischiando di provocare nelle persone demoralizzazione e un senso di continua perdita di tempo; dall’altra, obiettivi semplici i quali offrono soddisfazione e pienezza.

Ciò non significa che non si può sognare in grande, ma per vivere una vita felice bisogna porsi di fronte a sfide continue e ricavarne un sorriso. A questo concetto bisogna integrare la tematica della compagnia. Che si tratti di amore, amicizia o famiglia, è necessario circondarsi di una cerchia di persone, dalle quali essere supportati. D’altro canto, come disse Aristotele “l’uomo è un animale politico” e per natura è spinto ad interagire con gli altri all’interno di una società. Dunque, per riflettere sul concetto di felicità, bisogna tenere in considerazione diversi aspetti: per prima cosa, l’importanza di porsi degli obiettivi raggiungibili per essere costantemente stimolati; secondo, l’intraprendere delle relazioni costruttive con gli altri, facendo attenzione a non cadere nella trappola distruttiva delle condizioni sociali.

Redazione



Il Salice

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