Sotto il vulcano

di Matteo Morra e Davide Savino
Il 16 maggio 2025 la redazione del Salice ha partecipato alla XXXVII edizione del Salone del Libro di Torino.
Una delle molte conferenze è “Sotto il vulcano”, presentato da Anna Foa (storica), Massimo Giannini (giornalista e opinionista) e Marino Sinibaldi (giornalista e critico letterario).
“Sotto il vulcano” era una rivista trimestrale, durante la fine della pandemia di Covid-19 con l’obiettivo di capire come uscire da un trauma attraverso pensieri e narrazioni nuove. Dopo 11 edizioni il progetto è terminato, ma in un mondo colpito da molti traumi come le guerre in Ucraina e a Gaza, hanno deciso di portare avanti il progetto, trasformandolo in una rivista annuale.
Nel loro intervento riflettono sul valore della verità in un mondo che confonde realtà e finzione.
Massimo Giannini e Marino Sinibaldi ci fanno notare come il dibattito pubblico si stia lentamente corrompendo in infotainment, utilizzato dai politici per trasformare l’informazione in uno spettacolo populista.
Giannini fa un’autocritica evidenziando come i giornalisti si stiano prestando a questo gioco politico, polarizzandosi e perdendo il loro ruolo di mediatori oggettivi delle informazioni. Inoltre, con i social, il pubblico tende a boicottare la loro intermediazione, cadendo in notizie proposte dal feed, che confermano le loro idee, senza neutralità, impedendo quindi una corretta ricerca della verità.
Inoltre il grande pericolo per la democrazia, che necessita di una popolazione informata, non sono tanto le fake news quanto le mezze verità che nascondono grandi oscurità dietro un velo sottile.
Prende poi la parola Anna Foa, che con il suo sguardo da storica ha introdotto l’argomento de “l’igiene del linguaggio”. Il significato di molte parole, a causa di un uso sconsiderato nei contesti non appropriati, sta perdendo di rilevanza. Ha portato l’esempio di parole come “antisemitismo”, “Shoah” o “diaspora” che, anziché essere usate con il loro vero significato, storia e bagaglio culturale, sembrano essere usate piuttosto per rievocare sentimenti ed emozioni. Conclude il discorso facendo un appello all’uso consapevole delle parole, infatti la parola, se si conosce il significato, è una scelta, al contrario diventa una decisione irrilevante e non più conscia.
Infine, in questo periodo storico, in cui l’attenzione media di una persona è di circa 7 secondi, chi vuole fare informazione deve essere in grado di suscitare interesse del pubblico nel minor tempo possibile e per riuscirci non dà importanza ai dati oggettivi ma alle emozioni percepite. Tuttavia questa onda emotiva non ha nulla di razionale e non porta alla verità. Inoltre, in questo modo, si va ad influenzare la sfera emotiva con idee indelebili e non l’opinione pubblica più mutevole, ragionevole e pronta al cambiamento.