Il Sogno di Elio Fiorucci

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di Francesco Chiorazzo, Elena Ferraris, Isabel Rolle e Raffaella Romano

Elio Fiorucci non ha bisogno di presentazioni. La sua figura è leggendaria nel mondo della moda e il suo stile innovativo ha lasciato un’impronta indelebile. Recentemente, la redazione del Salice ha avuto l’opportunità di visitare la mostra a lui dedicata presso la Triennale di Milano.

Fondata nel 1923 a Monza, all’inizio conosciuta come Biennale, la manifestazione cambiò cadenza in Triennale nel 1930 e si stabilì a Milano nel 1933, nel Palazzo dell’Arte progettato da Giovanni Muzio. Questo luogo è noto per ospitare mostre temporanee e fisse che esplorano il mondo della moda e, in generale, degli artisti poliedrici e innovativi.

La mostra, curata da Judith Clark e con il progetto di allestimento di Fabio Cherstich, è un viaggio che ripercorre le creazioni di Fiorucci e gli aspetti della sua vita, dalle memorie d’infanzia alla carriera imprenditoriale. La mostra include materiali d’archivio, come registrazioni inedite della voce di Fiorucci che racconta i momenti salienti della sua vita, e ricostruzioni di ambienti che permettono ai visitatori di immergersi nel suo mondo e di comprendere meglio come lo stesso artista lo vivesse.

La mostra si apre con la ricostruzione di un’aula scolastica al centro della quale un banco ospita una più unica che rara testimonianza: un tema originale scritto da Fiorucci di suo pugno quando aveva 8 anni. In esso, il giovane racconta il suo sogno: diventare commerciante o imprenditore; si capisce già da subito la sua natura sognatrice e il suo approccio positivo alla vita. Sul muro davanti al banco, al posto della lavagna, c’è una finestra che permette di vedere la mostra allestita al di là della parete. Questa non solo simboleggia lo sguardo di Fiorucci al futuro, ma diventa anche un ponte tra il passato e il presente: la visione di ciò che si trova dietro la parete riflette il percorso e le opere prodotte, dando forma visibile ai suoi sogni e ai suoi successi concreti.

L’infanzia di Fiorucci influenzò profondamente il suo futuro: nel 1943, la sua famiglia fu costretta a lasciare Milano a causa dei bombardamenti, un evento traumatico; trasferitosi a Piona, Elio si connesse profondamente con la natura e la famiglia. Questa esperienza segnerà un cambiamento nel suo approccio alla vita e alla moda, riflesso poi nelle sue creazioni future.

Al ritorno a Milano, il padre di Fiorucci riprese a lavorare nel suo negozio di calzature dove Elio iniziò ad occuparsi di pubblicità creando vari manifesti. Questo fu l’inizio della sua carriera nel mondo della moda e della comunicazione. Successivamente, in particolare, le sue calzature per suore ottennero un enorme successo anche presso il pubblico, e segnarono l’inizio di una carriera che lo avrebbe portato a diventare uno dei nomi più importanti della moda italiana.

Dopo la morte del padre, Fiorucci viaggiò molto e continuò a sviluppare il suo stile, sempre alla ricerca di nuove influenze culturali da trasformare in moda

Nel 1964, Fiorucci si recò a Londra con la scusa di andare a trovare la sorella, ma in realtà si dedicò a scattare foto ai passanti per captare le nuove tendenze e mode, con l’intento di portarle a Milano. È a Londra che scoprì Biba, il primo concept store, da cui trasse ispirazione; qui Fiorucci assistette anche a un concerto dei Beatles, un’esperienza che lo ispirò ulteriormente. Tornato in Italia, nel 1967, aprì il suo primo concept store a Milano, ispirato al modello che aveva ammirato a Londra, dove si potevano trovare non solo abiti, ma anche altri oggetti e godere di diverse attività, come discoteche o pub. Il luogo era più di un semplice negozio: era un ambiente dove la moda si incontrava con l’arte e la musica. Persino le pareti in sé erano una vera e propria opera d’arte essendo state decorate da Keith Haring. Tutto ciò contribuì a rendere i suoi negozi non solo luoghi di shopping ma anche punti di ritrovo per la cultura giovanile.

Nel 1970, durante un viaggio a Ibiza, Fiorucci notò le difficoltà delle ragazze a indossare i jeans e decise di creare una versione unisex, più comoda e innovativa. Questo progetto, realizzato con Mario Morelli nel 1973, fu un successo immediato e segnò un punto di svolta nella moda, rendendola più accessibile e democratica.

Fiorucci lavorò a stretto contatto con artisti e designer, creando capi d’abbigliamento che erano vere opere d’arte. Presto aprì negozi in tutta l’America: quello di New York divenne un luogo di culto per la moda e l’arte, con collaborazioni che includono Madonna, che fece lì un concerto, e Keith Haring, che decorò i jeans esposti nel negozio introducendo il concetto di wearable art, ovvero arte indossabile.

Un altro esempio della sua visione rivoluzionaria fu il divano Superonda, progettato da Archizoom. Fiorucci fu il primo a comprare questo pezzo, che poteva essere usato in diversi modi, introducendo una novità nel design che superava la funzionalità tradizionale. Questo approccio al design lo rese un pioniere anche nel campo dell’arredamento.

Fiorucci non voleva pubblicizzare i suoi prodotti in modo tradizionale. Così, creò un meccanismo di merchandising che faceva parlare i suoi negozi e i suoi prodotti da soli. Le borse con il logo degli angeli, gli stickers e le etichette cangianti erano tutti elementi che rendevano i suoi prodotti desiderabili e collezionabili. Questo approccio al marketing lo rese un maestro nel creare un’esperienza di consumo unica.

Elio lavorò anche su progetti per altri marchi, come la decorazione di una Alfa Romeo Giulietta nel 1978, e collaborò con designer come Jean Louis David. Queste collaborazioni dimostrano la sua capacità di adattarsi a diversi contesti e di portare la sua creatività in vari settori.

Nei anni successivi fonda un centro chiamato Dxing (parola che deriva dal linguaggio radio-amatoriale e consiste nel captare frequenze lontane) che aveva l’obiettivo di connettersi con influenze culturali remote, cercando di raccogliere segnali provenienti da mondi distanti per trasformarli in moda. Fiorucci divenne così un punto di riferimento nel panorama italiano, rendendo le sue creazioni accessibili a tutti, riflettendo la cultura del consumismo e l’idea di una moda popolare, effimera e a basso costo. Il suo approccio si rivolse principalmente ai giovani, creando tendenze nuove e provocatorie che anticiparono i gusti del grande pubblico. 

Nel 2003, in seguito alla vendita del suo brand a una società giapponese, Fiorucci creò Love Therapy, che rifletteva il suo impegno per la natura e la protezione degli animali insieme alla collaborazione con WWF e al diventare vegano. Questo nuovo capitolo della sua carriera fu anche un ritorno alle radici della sua infanzia a Piona, dove aveva imparato ad apprezzare la natura: lo stesso logo, lo gnometto, ne rifletteva l’amore. Il nome Love Therapy deriva dalla chiusura del suo ultimo concept store, quando dei clienti gli rivelarono che per loro entrare nel suo negozio significava uscirne con un sorriso e rappresentava una terapia d’amore verso loro stessi.

Fiorucci non solo ha rivoluzionato la moda italiana, ma ha anche lasciato un’impronta indelebile nella cultura e nell’arte. La sua eredità continua a ispirare e a influenzare le creazioni attuali, rendendolo un personaggio ancora vivo e presente.

Francesco Chiorazzo



Il Salice

Il “Salice” nasce nel 1985. Negli ultimi sette anni sono stati pubblicati più di 2000 articoli online.


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