Sokolov a Torino, tra introversione e passione

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Grigorij Lipmanovič Sokolov, pianista russo classe 1950, è una leggenda nel mondo della musica classica, acclamato a livello mondiale, noto per la sua devozione e per la sua straordinaria spontaneità e tecnica durante i suoi spettacoli.

Nato a Leningrado (ora San Pietroburgo), ha intrapreso il suo percorso di studi musicali all’età di cinque anni e soltanto a 16 anni ha vinto il Primo Premio al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca, essendo il più giovane musicista ad avervici mai partecipato. In poco tempo già in tour negli Stati Uniti e in Giappone, si è subito inserito nella scena universale della musica classica, di cui rimane l’imperatore indiscusso fino ad oggi.

La sua tecnica unisce l’impeccabile precisione della scuola russa con una grande forza espressiva, accompagnata da una particolare attenzione ai dettagli e una profonda ricerca sull’interpretazione che fa emergere le più sottili sfumature d’espressione di ogni brano.

Lo scorso 29 novembre si è esibito all’Auditorium del Lingotto di Torino. Il suo concerto, conclusosi con ben 7 bis che il pianista ha voluto offrire al suo amato pubblico, prevedeva l’esecuzione di ventidue brani di William Byrd, Frederyk Chopin e Robert Schumann.

William Byrd è stato uno dei più grandi compositori dell’età elisabettiana; la maggior parte delle sue composizioni furono scritte per la liturgia della Chiesa cattolica, sebbene la chiesa romana fosse stata messa fuori legge in Inghilterra. All’epoca (1540-1623), non era ancora stato inventato il pianoforte moderno, pertanto le sue opere venivano eseguite sul clavicembalo. L’atteggiamento conservatore tipico di Byrd, come di Bach, idealizzava quelle musiche in forme essenziali, dall’andamento solenne e dalle melodie cantabili e malinconiche.

Le mazurche di Chopin eseguite in quest’occasione da Sokolov risalgono invece alla prima metà del XIX secolo e, secondo le parole di George Sand, “valgono più di quaranta romanzi e la dicono più lunga di tutta la letteratura di quel tempo”. Ispirate alla danza popolare, queste opere riflettono l’identità nazionale e il patriottismo, in un’epoca in cui la Polonia era divisa e sottomessa al dominio di potenze straniere. Pertanto queste mazurche, tratte dall’opera 30 e 50, diventarono simbolo di resistenza, esprimendo l’amore per la terra natale e celebrando le radici culturali del suo popolo, omaggiandolo con la musica.

Infine, Sokolov ha deciso di dilettare il pubblico torinese suonando i nove brani del Waldszenen di Schumann (op.82; “Scene della foresta”), che rappresenta la bellezza e la riflessività della natura, specialmente in un ambito forestale, metafora dell’interiorità e delle emozioni umane.

L’esibizione di Sokolov è riuscita pertanto ad unire grandezza e modestia in equilibrio, tra introversione e passione. La sua personalità si riflette pienamente nella forza emotiva delle sue interpretazioni.

 

Beatrice Cattarossi



Il Salice

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