Maso Trentino e Storie di Montagna
Il 10 maggio 2024 la redazione del Salice ha preso parte alla trentaseiesima edizione del salone del libro. Tra le numerose conferenze c’era anche “Maso Trentino e Storie di Montagna”, nella Sala della Montagna del padiglione Oval. A questo evento avrebbe dovuto partecipare anche Gianna Tavernaro, autrice del libro “Le Stagioni dell’Animaso”; purtroppo è stata ricoverata in ospedale e non è potuta essere presente. Abbiamo assistito però a un’intervista “a distanza”, dove Gianna ha risposto in dei video alle domande poste.
La prima informazione che ci hanno fornito è la definizione di Maso, ovvero delle abitazioni caratteristiche del Trentino che devono accogliere le famiglie. Gianna, insieme ad altri sudtirolesi, ha intrapreso un progetto per spingere la gente a vivere all’aria aperta e respirare i valori contadini. L’autrice del libro è la proprietaria della struttura Camin che Fuma, un maso del 1600 vicino alle Pale di San Martino. Gianna, ci ha quindi presentato il significato della parola Animaso: anima del maso, proprio perché queste strutture hanno uno spirito, e quindi ha raccontato queste storie in maniera semplice, semplice come i contadini. Lei non si vuole far definire una scrittrice, si imbarazza se viene chiamata così. Allora perché ha prodotto un libro? Perché la sua raccolta deve essere un lascito ai suoi nipoti (inteso come i suoi successori). L’autrice attesta, riconfermando quindi le sue origini, che se fosse un albero sarebbe un larice per il suo legno forte e resistente.
Il libro è diviso in tredici capitoli, dodici contenenti i suoi ricordi per ogni mese dell’anno più uno dedicato a un periodo che ha segnato un po’ tutti noi e che è rimasto impresso nella mente di tutti, ovvero il periodo del Covid-19. Ci hanno quindi raccontato tutto quello che le è rimasto impresso nella sua mente dall’infanzia. Gennaio è il tempo della torta del pomu (ovvero della torta di mele), caratterizzato da una festa a cui è molto affezionata, la festa di sant’Antonio, durante la quale si celebravano i contadini. Febbraio è invece il mese della neve che acquisisce delle forme. I freddi venti di quel periodo muovevano i candidi fiocchi, delineando sagome comprensibili dall’immaginazione sola. Marzo è il periodo dell’anno in cui le orme degli animali rimangono impresse sul limpido tappeto bianco. Arriva la primavera. A Gianna questo momento le ricorda di suo padre, uomo che ha lasciato importanti valori nella sua vita. Luglio è il tempo in cui il Sole è più caldo e in cui si compie il primo taglio del fieno. Mentre parlava, l’autrice pronuncia la parola postare, a noi ora nota come “pubblicare” riferito al tema dei social network. Per lei, però, il significato di quel termine è mettere in ordine le bestie, ma lo intende anche come far parlare la gente e farla stare insieme. Proprio in contrapposizione al significato moderno, infatti, Gianna dice che la gente deve infatti staccarsi dal cellulare quando viene in montagna e vivere proprio come ha sempre vissuto lei: in maniera contadina. Tornando ai mesi, lei ricorda il Agosto per il suo matrimonio con Cornelio, la sua dolce metà che l’ha sempre supportata e aiutata in tutti questi anni. L’autunno, infine, è la stagione più bella per il cambio dei colori delle foglie e per le notti passate a guardare le stelle. Dicembre per lei è il periodo della famiglia e dei bilanci. Lei ricorda della fine dell’anno con una cena semplice e niente feste.
La conferenza ci ha dunque consegnato dei ricordi da portare a casa tra cui confetture, tisane o stappa bottiglie proprio perché, conoscendo Gianna, i suoi colleghi sapevano che avrebbe portato qualcosa per colpirci non solo con le sue storie ma anche con le sue qualità culinarie.