Il potere di una tazzina di caffè

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di Elisa Maneglia

Tutti conosciamo quella polverina realizzata grazie alla macinazione di quei piccoli chicchi color cacao, da cui molti per un motivo o l’altro, specialmente gli studenti in sessione, ne sono dipendenti: il caffè.

Esso infatti, ormai famoso in ogni parte del mondo, oltre ad avere caratteristiche di gusto, aroma, grado di acidità, profumo che sprigionano note olfattive e che donano sensazioni al palato, contribuisce con la sua assunzione a garantire una futura ottima giornata dandoci quella carica giusta che ci occorre per poter svolgere le nostre attività.

Questo avviene grazie alla presenza della caffeina all’interno della bevanda, di cui ovviamente non bisogna abusarne. Essa infatti possiede numerose proprietà benefiche per il nostro corpo, tra cui una delle più popolari nonché la riduzione dell’affaticamento o la sua funzione analgesica che invece va ad intervenire sul nostro sistema nervoso centrale come elemento di supporto, durante l’assunzione di antidolorifici. Ma le proprietà di questa sostanza non finiscono qui. basti pensare ai diversi studi condotti su modelli animali che hanno messo in risalto l’ipotesi di come la caffeina protegga dall’insorgenza della malattia del Parkinson. Nulla da fare al momento invece per quanto riguarda le altre malattie neurodegenerative. Addirittura per diverse ragioni, il consumo di caffè sembrerebbe allontanare anche altre malattie croniche.

La presenza di questo beneficio è stato rilevato tra coloro che erano abituati a bere tra le 2-5 tazzine di caffè al giorno, mentre oltre non è stato ottenuto lo stesso riscontro. Le prove più solide riguardano il diabete di tipo 2, la cui incidenza sarebbe sfavorita da una gamma di effetti concatenati indotti dalla caffeina: dalla riduzione dell’appetito e dell’apporto energetico alla conseguente gestione del peso corporeo. Il caffè dunque può essere considerata una vera e propria medicina, che da secoli viene apprezzata e amata da tutti, compresi gli artisti: nota infatti è la cantata “Kaffeekantate” che Johann Sebastian Bach dedicò a questa bevanda poiché innamorato, la quale venne eseguita a Lipsia, in Germania, tra il 1732 e il 1735. Ma probabilmente ciò che rende il caffè ancora più speciale è che ormai prenderlo equivale ad un momento di ritrovo, che, se vissuto con le persone giuste, te lo fa godere ancora di più; esattamente come diceva Luciano De Crescenzo: “Vi siete mai chiesti cos’è il caffè? In caffè è una scusa. Una scusa per dire ad un amico che gli vuoi bene”.

Redazione



Il Salice

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