Barbie. Parità o supremazia?

di Caterina Iervese

Ultimamente, ovunque andiamo siamo circondati da rosa e da frasi come “Lei può essere tutto ciò che vuole. Lui è solo Ken”. Il celeberrimo film di Greta Gerwig ha ormai invaso le nostre vite, e ci ha lasciato tanto su cui riflettere.

Un film frivolo quanto impegnato, un manifesto femminista, una commedia, un insulto” o, se si preferisce, persino un “film di formazione”; insomma, a seconda del proprio punto di vista questo lungometraggio può essere davvero ciò che vuole. Infatti, se a volte dicono di “non giudicare un libro dalla copertina” o, in questo caso, il film dal titolo, qui si sbagliano di grosso. Pertanto, anche se non ce lo si aspetta, il film è decisamente incentrato sulla differenza di genere e sulla parità dei sessi.

Barbie vive in un mondo in rosa dominato dalle donne, perfette sotto ogni aspetto, in cui i Ken sono sempre disposti a qualsiasi cosa pur di farle felici. A metà del film però, qualcosa accade e il magico equilibrio viene interrotto; siccome Barbie è costretta a recarsi nel cosiddetto “Mondo reale” per scoprire cosa le sta accadendo, Ken decide di accompagnarla, scoprendo una realtà completamente opposta a quella a cui era abituato, vedendo uomini al potere e in grado di fare qualsiasi cosa a loro gradita senza essere alle dipendenze di qualcuno. Ne rimane folgorato – come, d’altronde, avrebbe fatto un qualsiasi uomo – e decide di tornare a “Barbieland” dove, con un vero e proprio lavaggio del cervello, convince tutti i Ken a schierarsi dalla sua parte e a trasformare quella terra nella loro “Kenland”. La dice lunga questa, sulla bramosia di potere, ovviamente qui enfatizzata, tipica di quegli uomini che si sono sentiti chiamati in causa.

Questa trasformazione costringe le Barbie a trovare una soluzione; dunque inizia la battaglia. Nel completo caos ognuno ha perso la propria identità e si combatte per ideali di cui non si è nemmeno a conoscenza. E’ il momento in cui ci si chiede se quello che si sta vedendo è davvero “Barbie” oppure altro.

Insomma, tutti si aspetterebbero un lieto fine con tanto di bacio tra i due protagonisti e un bel “e vissero per sempre felici e contenti”; invece, per il finale, le sceneggiatrici hanno scelto qualcosa di diverso con morale annessa.

Dunque, dandoci una lezione di vita, Barbie ha finalmente dimostrato di saper indossare anche le Birkenstock se necessario, ma sempre con stile.

Redazione



Il Salice

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