Le apparenze non sono tutto
di Federica Garis
Cameron Russell è una modella. Lei però non è come le altre. Nel 2013 viene chiamata a parlare in un Ted Talk su un qualsiasi argomento. La conclusione finale del suo intervento è “Le apparenze non sono tutto”. Testata di primo impatto banale e monotona, ma dopo, ripensandoci in un secondo momento, interessante, soprattutto se detto da una persona che vive di quello.
Lei definisce il suo lavoro un privilegio riservato a un numero limitato di donne. Lei ha solo vinto una lotteria genetica ed è il destinatario di un’eredità piena però di oppressione e discriminazione di genere. Ad oggi, infatti, la bellezza non è solo salute, gioventù e simmetria che siamo biologicamente programmati ad ammirare, ma comprende anche l’avere una figura alta e snella, femminilità e la pelle bianca. Cameron riporta un esperimento fatto da uno studente della NYU ad una sfilata. Nel 2007 conta tutte le modelle in passerella. Il numero impressionante che viene fuori è che delle 677 donne che erano state assunte, solo 27 non erano bianche. Questo dimostra proprio che come ci mostriamo e le nostre fattezze hanno un enorme impatto sulla nostra vita, pur essendo l’elemento di noi che possiamo cambiare meno.
Questo dato è sconcertante perché nonostante ad oggi si parli di credere in sé stessi qualsiasi sia la nostra razza, la nostra nazionalità e il nostro aspetto, in realtà tutto questo conta. Si viene pure discriminati per come si è e per come ci si pone. Si sente sempre parlare di uguaglianza di genere, ma le persone che per la strada fischiano dietro alle ragazze o bullizzano il ragazzo o la ragazza solo perché si sente insicura, esistono ancora e suggestionano le persone psicologicamente.
Essere belli non implica per forza l’essere accettati dagli altri e perciò non bisogna essere accettati per forza dalla gente. Nell’attuale società dell’immagine e dei social media, l’apparire e l’aspetto esteriore sembrano destinati ad avere sempre più importanza dell’essere. Ne risulta una mancanza di valori che si accentua sempre più. Nel contesto attuale la vera rivoluzione è il sentirsi amati per quello che si è e non per come uno appare: la diversità è un privilegio di cui bisogna godere e fondare le nostre certezze, senza nasconderla o peggio svenderla per uniformarsi alla massa ed essere riconosciuti come idonei o sani. Non bisogna snaturarsi per essere accettati dalla gente. Se lo facessimo rischieremmo di trasformare una parte di noi stessi, da cui magari dipende la nostra felicità.