Sostiene Pereira, il risveglio della coscienza.
di Alessia Gagna
“Sostiene Pereira” è un famoso romanzo di Antonio Tabucchi. La storia è nota ai più anche grazie all’omonima pellicola di Roberto Faenza, dove a interpretare Pereira è un commovente Marcello Mastroianni sul finire dei suoi giorni.
Tabucchi, in un commento al suo libro, spiegava che il personaggio di Pereira era ispirato a un giornalista portoghese realmente esistito e morto negli anni Novanta, che era riuscito, sotto il regime di Salazar, non si sa come, a pubblicare un articolo di denuncia sulla dittatura stessa. Il giornalista l’aveva poi fatta franca espatriando in Francia. In estrema sintesi questo è quello che farà anche il Pereira creato dalla penna di Tabucchi.
La trama è semplice. Un anziano Pereira, giornalista vedovo, senza figli e sostanzialmente solo conduce un’esistenza banale nella Lisbona salazarista del 1938. E’ proprio nella calda estate di quell’anno che egli incontra Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta. I due giovani sono dei sovversivi che agiscono segretamente per boicottare il regime. Questo inizialmente non interessa a Pereira. Egli infatti non si occupa di politica, non ha una posizione propria: è solo interessato alle sue riflessioni sterili sulla morte. Quella stessa morte che gli ha strappato la sua amata moglie, col cui ritratto egli continua a parlare, e quella stessa morte che Pereira sente approssimarsi ogni giorno di più.
Man mano che la frequentazione si fa più intensa, Pereira inizia a compromettersi coi due ribelli, fornendo loro aiuto economico ed ospitalità. Non perché credesse nei loro stessi ideali ma per un motivo più semplice: Pereira rivedeva in Monteiro Rossi il giovane che era stato molti anni fa, prima di diventare vecchio e grasso. Ma non solo: vedeva in lui il figlio che la sua povera moglie non aveva potuto dargli.
Spinto da questi sentimenti Pereira, in seguito al rapido precipitare degli eventi, decide di schierarsi definitivamente dalla parte del bene. Finalmente Pereira, responsabile della pagina culturale del Lisboa, s’impegna a denunciare l’accaduto con un articolo: e non solo per semplice affetto verso Monteiro Rossi ma per amore della giustizia e della libertà.
Lo scaltro Pereira riuscirà ad aggirare la censura con un inganno e a lasciare il Paese con un passaporto falso ma non è questo che conta. Ciò che mi ha colpita è il messaggio che Pereira ci lascia. Non è mai troppo tardi per scoprire di avere una coscienza: anche se questa è stata messa a tacere per tutta una vita, di fronte all’evidenza del sopruso essa esploderà con tutta la sua forza e urlerà al mondo che la libertà è un diritto inalienabile, contro ogni dittatore e a favore di ogni uomo.
Pereira dà speranza. Se ce l’ha fatta lui, vecchio e apparentemente inutile, a fare un gesto coraggioso, forse anche noi nel nostron piccolo qualcosa di buono per il mondo lo possiamo fare.