Disagio a Dubai

di Emma Di Molfetta

Quando si parla di Dubai, spesso si fa riferimento agli hotel di lusso, alle macchine sportive, alle piscine e ai ristoranti stellati. Tuttavia, è viene spesso trascurato uno dei suoi lati più oscuri: lo sfruttamento. Gran parte della popolazione che vive in questa città proviene da paesi stranieri e viene spinta a trasferirsi in cerca di un miglior tenore di vita o di salari più elevati. Alcune persone sono disposte ad accettare lo sfruttamento pur di scappare dai loro paesi colpiti dalla guerra. Questa necessità di cambiamento li porta ad adattarsi a situazioni scomode e ingiuste. Ad esempio, al mattino alcuni uomini vengono caricati su furgoni e portati in varie zone della città, principalmente nei cantieri, dove devono lavorare tutto il giorno sotto il sole cocente e a temperature estremamente alte. Alla fine della giornata vengono riportati negli accampamenti, dove si nutrono di una modesta porzione di riso e dormono fino all’alba, quando vengono nuovamente caricati e riprende la routine.

L’unica caratteristica che differenzia questi lavoratori dalla schiavitù è che sembrano aver scelto volontariamente questa occupazione, sebbene il loro guadagno mensile di circa 100 euro non giustifichi gli sforzi compiuti. Un altro ambiente in cui si manifesta lo sfruttamento è il mercato del pesce, dove molti uomini cercano di guadagnare qualche centesimo offrendosi di pulire il pesce acquistato. Inoltre, anche in contesti più privilegiati, come quello medico, lo stipendio dipende dal tipo di laurea che si ha, anche se l’occupazione è la stessa. Le lauree americane sono le più pagate per evitare la competizione con gli Stati Uniti e per incoraggiare i lavoratori a trasferirsi negli Emirati Arabi. Al secondo posto ci sono le lauree europee, seguite dalle lauree asiatiche e di altri continenti.

 

Un altro mito da sfatare riguarda l’idea che tutti guadagnino molto a Dubai. La povertà esiste ed è diffusa, specialmente tra le popolazioni asiatiche, come quelle provenienti dall’India e dal Pakistan, dove la guerra e la povertà sono ancora presenti. I gestori locali approfittano di questa situazione e offrono salari minimi. Molti lavori retribuiscono come in Italia, e solo alcune professioni molto ricercate sono pagate in modo eccessivo. Quindi, l’apparenza può ingannare e anche in paesi apparentemente perfetti e ricchi ci sono dinamiche negative da considerare.

Redazione



Il Salice

Il “Salice” nasce nel 1985. Negli ultimi sette anni sono stati pubblicati più di 2000 articoli online.


Contattaci


Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Potrai visualizzare la lista dei cookies attivi e revocare il consenso collegandoti alla pagina http://ilsaliceweb.liceovalsalice.it/cookie-policy. Per maggiori informazioni leggi la nostra Privacy Policy.

Chiudi