Lo scandalo del male

Nelle sua interviste in giro per l’Italia (poi andate in onda con il titolo Comizi d’amore), Pasolini chiede a più Italiani a metà degli anni ’60  quale sia la loro opinione riguardo a più temi di matrice amorosa. 

La domanda più interessante riguarda il proprio punto di vista sugli omosessuali.

Pasolini interroga giovani, adulti e anziani di ogni classe sociale. La risposta é più o meno la medesima in tutti i casi. L’omosessualità veniva vista come una vera e propria malattia. 

Molte mamme mostrano una grossa preoccupazione al riguardo; dicono infatti che qualora il proprio figlio dovesse rivelarsi tale lo avrebbero fatto curare  immediatamente da un medico. 

Gli uomini invece rispondono in modo più beffardo, abbozzando tutti un sorriso per coprire l’imbarazzo. Senza ulteriori approfondimenti il solo argomento sembra poterli mettere in discussione, come se si sentissero toccati direttamente dal problema. L’omosessualità pare infatti qualcosa di lontano ma al contempo una minaccia vicina. 

Reduce da un mondo di scandalizzati, come lo definisce Pasolini, il regista rivolge a Moravia la stessa domanda che aveva posto a tutta l’Italia. Ed è interessante la sua risposta. Lo scandalo é paura di perdere la propria personalità: chi si scandalizza é profondamente incerto di conseguenza gli uomini che davanti alle domande del regista si sono fatti mettere in discussione dalla vergogna forse sono semplicemente confusi.

Ungaretti invece non formula una sua opinione, non si schiera da nessuna parte scegliendo una particolare corrente. Per lui la stessa esistenza dell’uomo é un enorme atto di prepotenza, un atto innaturale e immorale. L’uomo é un elemento fondamentalmente atipico che si declina in più modi di essere, ogni essere umano é atipico a modo suo in quanto diverso. 

 

Il diverso ha sempre spaventato l’uomo perché è qualcosa che non si conosce e che di conseguenza si teme forse per la curiosità stessa che suscita. 

Il diverso é quindi malvagio e ogni uomo “diverso” sarebbe considerato tale. Machiavelli sosteneva che l’uomo fosse vile, l’uomo non era se non vulgo. La predisposizione naturale di ogni individuo é verso il male e proprio per la sua grossa incapacità di vivere, perché segnato da uno sfrenato egoismo, egli necessita un’entità superiore in grado di occuparsi della sua comunità. 

Il male fa più notizia del bene, nonostante sia ciò che crea ostacolo e sofferenza. 

E’ bene e fa comodo quello che piace. All’inizio di Macbeth, nota tragedia di Shakespeare, le tre streghe annunciano un avvenire di successo, in Macbeth emerge subitaneamente l’ambizione di andare avanti. E’ presente in versione immediata una tentazione anche nella Bibbia. “Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male”

In seguito alle streghe appare il personaggio di Lady Macbeth. E’ opinione comune pensare che la donna sia meno portata alla malvagità, ma questo racconto sottolinea quanto sia in realtà un elemento presente allo stesso modo in ognuno. Il male scava più a fondo per natura in ogni essere umano. Esistono infatti i vizi dell’uomo, i peccati capitali. Sono bestie presenti nell’uomo e sono parte integrante del viaggio terreno che promettono questo o quel bene immediato. 

Sorge spontaneo chiedersi perché compiere questo viaggio. C’é la bellissima figura di Leopardi del pastore errante dell’Asia che emerge dal nulla, vive per un limitato periodo e torna nel nulla nell’amara rassegnazione della sua condizione. Che senso ha tutto se alla fine aspetta il nulla. Se così fosse veramente la vita, allora bisognerebbe vivere secondo il “Carpe diem” e apprezzare il presente perché é fine a se stesso. 

Ci sono molte interpretazioni sul senso della vita e soprattutto su come vivere la vita. L’uomo si torva a stare nel mondo momentaneamente perché é il periodo di tempo sulla Terra in cui si decide dove é il bene e dove é il male per poi determinare il futuro dell’uomo in base alle sue azioni terrene. 

Non puoi mangiare i frutti dell’albero della scienza del bene e del male. Non puoi decidere tu ciò che é bene e ciò che é male. Non é il singolo a sceglierlo. E’ questo che insegna la Bibbia. 

Chi decide dunque dove stanno il bene il male? Il singolo individuo? Lo Stato con le sue leggi? L’opinione pubblica divulgata in più modi? “Ego mihi deus”, sono forse il dio di me stesso? Io sono il solo dio che conosco. Ma nuovamente si pone il problema del criterio, se ogni individuo é dio di se stesso in base a quale limite si stabiliscono le leggi comuni a tutti gli uomini? 

Ci sono infatti due declinazioni di un detto. Ius quia iussum e ius quia iustum. Il primo significa “é dritto perché così é stato ordinato”, il secondo invece significa “é dritto perché é giusto”. Entrambe le definizioni esprimono il lento distacco del pensiero dell’uomo da Dio. In un primo momento Dio orienta e guida l’uomo ma con l’avvento dell’antropocentrismo, si vede infatti con l’umanesimo e altri fenomeni, l’uomo é venuto meno ad un’etica comune.

Gli episodi precedentemente elencanti non sono altro che la prova del modo di essere dell’uomo. L’uomo é un essere affascinante perché nasce da atto di immenso amore ma al contempo di estrema prepotenza e in lui risiedono tutti i vizi del mondo, come se fosse segnato dalla nascita da un grosso male. E’ poi compito del singolo capire come meglio comportarsi. I mezzi dati all’uomo non sono altro che un tramite per adattarsi sulla terra per poi passare a una condizione migliore. Certi uomini non riescono a vedere il loro pellegrinaggio sulla terra come tale, e soprattutto non ne vedono il fine ultimo. Di conseguenza, spesso, si fanno domare dagli stessi mali. Per questo motivo il male esiste e viene posto in essere dall’uomo stesso, perché certe volte l’uomo é incapace di vivere. 

Per quanto possa apparire facile il periodo temporaneo di vita sulla terra, é in realtà un momento estremamente laborioso per l’uomo che deve adeguarsi a molteplici ideali. Infatti pur essendo la vita difficile, l’uomo con le discriminazioni, le diseguaglianze e le guerre l’ha resa ulteriormente faticosa. Pasolini chiama l’uomo a rispondere di un fenomeno per molti definito un tabù e per altri uno scandalo, ma per altri ancora poteva essere un modo per sottrarsi alla difficile condizione presentata dalla vita. 

Vittoria Cusato



Il Salice

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