Quanto tempo non hai

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di Giorgia  Miglietti

Dio esiste e vive a Bruxelles”.

Sebbene in questo film francese diretto da Jaco Van Dormael si illustri il “nuovo nuovo testamento” tuttavia l’aspetto su cui discutere è lo scenario che si creerebbe se a tutte le persone del mondo fosse inviato un messaggio con la data della propria morte.

In primo luogo bisogna notare come buona parte della popolazione mondiale rimarrebbe totalmente all’oscuro, non essendo in possesso di un cellulare, oggetto del tutto determinante per conoscere questa informazione dal momento che, stando al film, la figlia di Dio, Ea, la manda attraverso il telefono. Sarebbe perciò scorretto da un punto di vista etico, specialmente. Anche perché nella sceneggiatura non viene inserita la modalità alternativa
come un corriere o un piccione viaggiatore; se poi si conta il fatto che moltissime persone sono analfabete sarebbe davvero scomodo inviare un fattorino.

Ammettendo però che il problema della diffusione di notizie potesse essere risolto uniformemente, bisogna analizzare l’aspetto pratico della situazione; se tutti i 7,800 miliardi circa di individui conoscessero l’ora della loro dipartita, coloro un po’ più “ribelli” forse non continuerebbero a condurre la loro esistenza con lo stile di vita routinario. Al contrario è facilmente prevedibile che opterebbero per degli ultimi giorni, mesi o anni più “movimentati”. In giro sarebbe così individuabile un aumento della criminalità; più rapine, dal momento che se andasse bene si potrebbe trascorrere il restante tempo nel lusso e se andasse male in ogni caso la
permanenza in galera sarebbe comunque minima a causa dell’imminente morte. Magari da parte di coloro bisognosi di supporto psicologico ci sarebbero più omicidi, quasi per gli stessi motivi sopra elencati, senza contare il nuovo e impellente bisogno di forze dell’ordine per evitare che giovani incoscienti sperimentino la veridicità delle date di morte, magari buttandosi giù da un palazzo a danno di altrui persona.

Anche nei processi giudiziari sarebbe problematico conferire una pena, dal momento che, se una persona doveva effettivamente dipartire quel giorno, forse non si può accusare un altro individuo che ha solo compiuto il destino.
Peggiori sarebbero i sensi di colpa; molte persone potrebbero considerare le loro scelte di vita sbagliate ed il loro “ripromettersi di cambiare” inutile a causa del mancato tempo.

E volendo parlare della speranza, essa cesserebbe di esserci per molti; ognuno di noi spera per il futuro, non per forza in una miglioria ma anche solo in un cambiamento che ci porti a realizzarci, però essendo consci di avere magari poco tempo pensieri del genere verrebbero scartati e allora si che gli psicologi avrebbero il loro gran daffare.
Eppure avere la conoscenza adatta per poter spendere tutto il periodo necessario con i nostri cari per appianare ogni divergenza e dire cose che altrimenti rimarrebbero solo nei rimpianti dei vivi non sarebbe male di certo.

Redazione



Il Salice

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