“Abitiamo tutti lo stesso pianeta”

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di Margherita Finello e Claudio Gallo

Don Gianmarco Pernice, salesiano, Referente della comunità per minori stranieri non accompagnati del San Luigi, di anni 45, si occupa di accogliere ragazzi provenienti da tutto il mondo – in particolare dal Nord Africa – che scappano da povertà e guerre in cerca di un futuro migliore. Lo abbiamo intervistato a margine dell’incontro a Valsalice lo scorso 31 gennaio in occasione della festa di don Bosco. 

Come ha iniziato questo lavoro in comunità?

“Tenendo conto della mia propensione ad aiutare i ragazzi della strada, sulle orme di don Bosco, qualche anno fa l’Ispettore dei Salesiani ha espresso la volontà di assegnarmi un nuovo incarico alla comunità di San Luigi e io ho dato la massima disponibilità: uno dei nostri voti è l’obbedienza. Prima, sono stato 8 anni all’Agnelli come Parroco – a 35 anni il più giovane d’Italia -, direttore dell’oratorio più grande di Torino, del cinema e del teatro”.

Quali emozioni le da stare con i ragazzi?

“Sicuramente l’esperienza più bella che sto vivendo è la «paternità spirituale», che mi fa respirare il carisma di don Bosco. Un sacerdote non si sposa e non ha figli suoi ma sperimenta la paternità in modo diverso: vive con i ragazzi e ne è il loro genitore affidatario. Ho costruito nel tempo dei bei rapporti personali che mi porto dietro ancora adesso”.

Che differenza c’è tra i ragazzi nati in Italia e quelli stranieri?

“Sono tutti quanti ragazzi che hanno gli stessi sogni e gli stessi diritti degli altri”, afferma commosso don Gianmarco, “e non si possono etichettare in base a ciò che hanno fatto, al loro passato o alla loro provenienza. Io come Salesiano mi comporto con loro come con qualsiasi altro ragazzo, nel bene e nel male, perché per loro desidero il meglio dal punto di vista del comportamento, delle prospettive future, delle relazioni.  Gran parte dei ragazzi che accogliamo al San Luigi hanno dentro un «mare in tempesta», necessitano di trovare negli educatori uno scoglio sicuro a cui aggrapparsi. Hanno domande, incertezze”.

C’è qualcuno che non vuole essere aiutato?

“Quelli che pensano di sapere già tutto e di essere già arrivati. Poi c’è chi è combattuto: vedono in noi una speranza ma il percorso proposto è lungo, anche se con sbocchi futuri seri e sicuri, quindi non lo intraprendono perché vogliono inserirsi subito in società e trovare un lavoro. In più molte volte conservano ancora i contatti dei parenti che approfittano di loro proponendo soluzioni veloci, in molti casi però illegali e fallimentari”. 

Don Gianmarco con la vicedirettrice del Ferrante Aporti Gabriella Picco

Possiamo fare anche noi qualcosa per questi ragazzi?

“Concretamente i PCTO e il volontario del servizio civile all’interno della nostra struttura, la possibilità di rispondere a certi appelli, come la donazione di vestiti. Dobbiamo sentirci meno sfortunati di fronte a certi problemi e risolverli senza eccessive preoccupazioni; renderci conto di quante possibilità abbiamo, così da essere meno egoisti e più altruisti nei confronti di persone che non sono da sfruttare, ma che hanno una propria dignità e fanno parte della nostra stessa famiglia umana. «Siamo tutti quanti abitanti dello stesso pianeta»”.

Se vuoi leggere il resoconto della giornata del 31 gennaio nel pezzo di Cecilia Blunda, clicca qui

Redazione



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