Nonsolocarne

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di Elisa Cecconi

Uno dei problemi principali degli ultimi anni è il riscaldamento globale e ci si interroga su possibili soluzioni per contenerlo. Una di esse è cambiare il nostro modo di fare la spesa. Di solito non si presta la dovuta attenzione ai dettagli dei prodotti come la loro provenienza e, nel caso di prodotti animali, in che condizioni è avvenuto l’allevamento. Tuttavia, interessarsi a questi fattori e saper distinguere e prediligere prodotti biologici è un passo importante per rendere il proprio stile di vita più sostenibile.

La maggior parte dei prodotti animali venduta nei supermercati proviene da allevamenti intensivi, che hanno un considerevole impatto ambientale. In primo luogo, è proprio il metodo con cui gli animali vengono cresciuti che costituisce un problema e un rischio per l’ambiente e per la salute: essi trascorrono tutta la vita confinati in uno spazio molto stretto e sovraffollato e sono costretti a mangiare in quantità eccezionalmente elevata, per far sì che crescano molto più rapidamente di come crescerebbero naturalmente, per avere la maggior quantità di carne vendibile nel minor tempo possibile, e che possano essere macellati a un’età decisamente minore rispetto all’aspettativa di vita delle stesse specie in natura . Ad esempio, i bovini in natura possono vivere fino a vent’anni, mentre negli allevamenti intensivi sono macellati a cinque anni. Questa crescita forzata genera malattie negli animali, che vengono perciò trattati con ormoni e antibiotici.  Se si mangia frequentemente la carne degli animali allevati in questo modo, l’organismo rischia di diventare immune gli antibiotici e alcuni batteri possono insediarvisi e causare infezioni. Secondo un report del WWF, attualmente un terzo delle malattie infettive in Europa è causato da batteri resistenti agli antibiotici e l’Italia detiene il primato per la mortalità dovuta a ciò.

Inoltre, per soddisfare il bisogno di territori per gli allevamenti intensivi e per le colture di piante per il bestiame, specialmente mais e soia, smisurate porzioni di foreste nel mondo sono state distrutte, generando un altro rilevante danno per l’ambiente. In più, gli allevamenti intensivi sono riconosciuti tra le maggiori cause di inquinamento atmosferico e dell’acqua. Uno studio del 2008 dell’Institute for Environmental Studies dell’Università di Amsterdam ha dimostrato che la diminuzione dei consumi di carne corrisponderebbe alla diminuzione delle emissioni di CO2.

Avere consapevolezza di dove ha origine ciò che mangiamo è fondamentale in un mondo che ha sempre più necessità di arrestare i danni ambientali. Per avere uno stile di vita più sostenibile e per preservare la nostra stessa salute, molti esperti suggeriscono di ridurre il consumo di carne e prodotti animali nella propria dieta, sostenendo che consumarla quotidianamente non è necessario e contribuisce ad inquinare in maniera non trascurabile, per cui consigliano di preferire alimenti di origine vegetale. Non è necessario eliminare del tutto i prodotti animali dalla propria dieta, è consigliabile acquistarli da filiere più sostenibili. Se ognuno prendesse consapevolezza del fatto che acquistando prodotti di allevamenti intensivi si contribuisce ad inquinare in modo considerevole e provasse a cambiare il proprio stile di vita, si eviterebbero una gran parte dei danni ambientali che stanno mettendo a dura prova l’equilibrio del nostro pianeta.

Redazione



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