Frammenti di esistenza

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Dimostrare che la letteratura può essere importante e di impatto non solo quando celebra i grandi uomini o gli eventi più celebri, ma anche quando pone la propria attenzione su coloro che trascinano la propria esistenza giorno per giorno. Questo è il pregio principale di Raymond Carver nella sua Cattedrale.

Si tratta di una raccolta di racconti di uomini alcolizzati, di giovani in cerca di lavoro, di coppie che attraversano momenti estremamente delicati, talvolta tragici come la morte di un figlio. L’elemento che però accomuna tutti questi frammenti di esistenza narrati nel libro è il fatto di non sapere mai che cosa accadrà il giorno successivo. Difatti, proprio nel momento in cui chi sta leggendo si aspetta un incredibile colpo di scena oppure un classico lieto fine, il capitolo termina senza fornire grandi spiegazioni. In un qualsiasi romanzo ad un certo punto si ha un’interruzione dell’equilibrio iniziale, un episodio che permette alla storia vera e propria di prendere vita. La maggior parte dei racconti preleva gli avvenimenti più salienti, li accosta, li rielabora, dopodiché avvia la narrazione. Carver preferisce cogliere invece tutte quelle emozioni più intime, tutti quei pensieri, quegli affanni più invasivi e martellanti per poi metterli per iscritto in modo semplice e conciso, esprimendo a pieno la complessità dell’esistenza. Elimina i particolari inutili e superficiali per arrivare all’essenza, ovvero ciò che diventa l’assoluto protagonista, l’oggetto della sua narrazione.

L’arte di osservare

Cattedrale, il racconto che dà il titolo al libro, è posizionato al termine di questa collezione di storie. Racconta di un marito che un giorno si trova a dover ospitare per una notte Robert, un amico di vecchia data della moglie. A metterlo in difficoltà e persino in soggezione è la cecità da cui l’uomo è affetto. La svolta avviene però quando Robert domanda al padrone di casa di descrivergli una cattedrale apparsa in TV durante un documentario, obbligandolo di fatto a modificare la sua percezione della realtà.

Aprire gli occhi sul mondo, smettere di guardare ma abituarsi piuttosto ad osservare: una volta terminata la storia di Robert, nel lettore si innesca inevitabilmente il desiderio di cimentarsi in queste attività. Cattedrale ricorda a ciascuno che l’umanità scorre indisturbata, ma richiede almeno attenzione. Fa comprendere al lettore che anche la vita apparentemente più banale e miserabile in realtà è degna di essere raccontata ed apprezzata per quella che è.

La parola diventa per l’autore uno strumento estremamente preciso attraverso il quale è in grado di porgersi al lettore con grande umiltà e autenticità. Quella di Carver è una parola che non grida, che non mette mai in secondo piano i personaggi ma che, al contrario, prende parte alle loro storie senza grandi pretese.

Per sua stessa ammissione, l’autore afferma di non essere interessato a descrivere fisicamente i propri personaggi: il suo scopo è infatti quello di ritrarne la psicologia. È come se i protagonisti di queste storie fossero delle tele bianche che Carver riesce a trasformare in dipinti elaborati grazie alle sue pennellate leggere e decise al tempo stesso. È capace di creare immagini e scene talmente realistiche e puntuali da permettere al lettore di visualizzarle, di imprimerle nella mente fino a far prendere loro vita.

Il fine di queste storie non è assolutamente quello di consolare o di fornire un insegnamento, tuttavia hanno la straordinaria capacità di non far sentire solo o abbandonato al mondo chi si cimenta nella loro lettura. Ed è proprio questo involontario conforto ad essere il più grande aiuto per il lettore.

 

Martina Carangella



Il Salice

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