Donne e STEM, binomio vincente

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di Elisa Cecconi

Nella storia dell’uomo un ambito che ha acquisito sempre più rilevanza è quello dell’innovazione e della ricerca scientifica. Soprattutto in questi ultimi anni sono particolarmente importanti le carriere lavorative che si avvalgono delle competenze acquisite nelle materie di questo ambito, chiamato anche STEM. STEM è l’acronimo inglese per “Science, Technology, Engineering and Mathematics”, ovvero ciò che racchiude in sé tutte le discipline legate alla scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. È noto e dimostrato dalla statistica che i lavoratori STEM sono in maggioranza uomini: secondo i dati dell’Unicef, nel mondo il 18% delle donne ha intrapreso una carriera in questo ambito, mentre tra gli uomini la percentuale sale a 35%. Essendo la parità di genere uno degli argomenti più discussi di questo periodo storico, oggetti di interesse sono stati il motivo di questa disparità e le possibili soluzioni per porre fine ad essa.

Ci sono varie ragioni per cui poche donne decidono di indirizzarsi verso i corsi di studi STEM. Primo tra tutti il pregiudizio che esse non siano portate ad approfondire le discipline di ambito scientifico e tecnico: secondo ciò che sappiamo, nella storia sono sempre stati prevalentemente gli uomini ad occuparsi di ambiti tecnici e di ricerca. Questo è interiorizzato dalla maggior parte delle bambine sin dai primi anni di vita, causando in loro una mancanza di fiducia nelle proprie capacità ad affrontare le materie scientifiche e tecniche, che le porta ad ottenere, in media, valutazioni minori in esse rispetto ai coetanei maschi. Confrontando inoltre un istituto superiore volto maggiormente a una preparazione umanistica e uno incentrato invece sulle scienze esatte, con estrema probabilità il primo avrà una maggioranza di frequenza femminile e il secondo una maggioranza maschile. Ciò accade perché scienza e tecnica sono comunemente associate al genere maschile e le materie umanistiche a quello femminile.

Abbattere i comuni binomi che associano all’uomo la caratteristica dell’oggettività e alla donna quella dell’emotività è il primo passo fondamentale verso la parità di genere negli ambiti STEM: le donne hanno infatti un potenziale pari a quello dei loro colleghi anche nelle scienze esatte e oggettive. Occorre ricordare che “parità di genere” significa liberare sia gli uomini sia le donne dagli stereotipi relativi al proprio sesso e concedere a tutti le stesse opportunità, in ambito lavorativo così come in tutti gli altri.

La scienza e la tecnica avrebbero numerosi benefici se la parità di genere nelle carriere relative aumentasse, dati dal fatto che ci sarebbe una maggiore varietà di idee, qualità e punti di forza tra i lavoratori. Perciò, in un’epoca in cui si dà così tanta importanza al progresso e all’innovazione, il raggiungimento degli obiettivi per minimizzare la disparità comporterebbe una svolta non solo nella società, ma anche nell’avanzamento tecnologico.

Redazione



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