Napoli piagata

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di Alessia Gagna

La Camorra è una forma di criminalità organizzata che impone le sue leggi con la paura e tenta di diventare componente endemica nella società campana.

Estorsioni che impediscono lo sviluppo, tangenti imposte del valore di oltre il 20% del fatturato che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario e, infine, traffici per l’acquisto e lo spaccio degli stupefacenti sono alcune delle attività a cui la Camorra si dedica e che diventano modelli di vita che influenzano in particolare i bambini e i giovani che qui vivono.

È ormai chiaro che l’infiltrazione del potere camorristico nella società campana sia il frutto di Istituzioni carenti e poco efficienti. La Camorra riempie i vuoti del potere statale, caratterizzato nelle zone periferiche prevalentemente da corruzione e inefficienza. La Camorra rappresenta quindi un’istituzione parallela a quella ufficiale, con la differenza che si presenta priva della lunga burocrazia e degli intermediari statali, risultando quindi alla fine molto più rispondente ai bisogni delle persone.

Lo Stato che potrebbe spezzare la catena di violenza camorristica risulta spesso inefficiente: di giorno in giorno nasce nel cittadino campano un crescente senso di rischio ed una progressiva sfiducia delle Istituzioni.

Sotto questo potere opprimente, la bella e dannata Napoli viene divisa in numerosi quartieri che sorgono nei pressi del centro. Si tratta di quartieri poveri, drammaticamente pericolosi e confinati in se stessi a causa dell’inefficienza dei trasporti pubblici. Ciascuno di essi presenta dinamiche di violenza e di gerarchie che differiscono da zona a zona e che spesso sono in guerra tra loro.

Tuttavia, nonostante le condizioni sociali siano sempre più drammatiche, la fiamma della speranza nel cambiamento brucia grazie ad alcune “risorse positive” del territorio. Tra esse particolare rilevanza ha il “Don Bosco di Napoli”, un grande oratorio che quotidianamente accoglie i bambini dei rioni circostanti. Quest’opera offre ai ragazzi la crescita in un luogo sicuro, lo studio e l’educazione. Alla base del suo funzionamento sono quanto mai essenziali un quadro di regole severe e irremovibili imposte a tutti coloro che si avvicinano a questa realtà: dare e rispettare regole sono aspetti fondamentali nell’educazione di bambini che hanno spesso un rapporto differente con le norme da loro più conosciute e applicate nella quotidianità.

Ovviamente, essenziale per il funzionamento del “Don Bosco di Napoli” è l’aiuto di numerosi educatori e volontari che hanno seguito la vocazione di prestare servizio nel loro territorio e aiutare anche solo per il più piccolo cambiamento di chi frequenta questo bel contesto. Il valore di questo luogo, dove tutto è mosso dal bene per i ragazzi, è riconosciuto persino dai boss locali che vi mandano i loro figli o nipoti. La sfida da affrontare per salesiani ed educatori, per non abbattere la credibilità di questo progetto, è garantire che tutti i bambini e giovani siano considerati uguali.

Molto spesso, infatti, capita che anche tra i più piccoli si insedino le dinamiche della gerarchia criminale. Episodi frequenti vedono ad esempio bimbi afferenti ai clan camorristici che impongono ad altri bambini l’acquisto per loro della merenda oppure la decisione, durante una partita di calcio, di sequestrare la palla e interrompere il gioco senza che nessuno dica nulla. Stupisce come questa Opera salesiana non sia ancora stata attaccata in alcun modo dalla Camorra, forse perché la forza della sua azione e dei suoi progetti non risultano sufficienti a far allontanare i giovani che la frequentano dalla strada e quindi dalla microcriminalità. Per permettere loro di guardare ad un futuro lontano dalla violenza è necessario che attività di diverso tipo vengano promosse per far sentire ciascuno di loro utile e capace. Uno degli obiettivi più ambiziosi sarebbe quindi il trasmettere l’idea che esistano numerose alternative alla strada poiché ogni ragazzo presenta qualità e talenti che non vanno sprecati.

Non si può pensare che l’inversione di rotta per le vite di questi bambini sia semplice: c’è lo sconforto e il pensiero di inutilità da parte degli educatori verso un terreno che sembra marcio fin dalle radici. I bambini sono ormai succubi della società malavitosa e vivono in famiglie disastrate e distrutte dalla Camorra. La povertà incombente e il bisogno di maggiori rassicurazioni e sicurezza spingono molti padri di famiglia ad entrare nelle organizzazioni criminali del quartiere. Si comincia facendo “il palo” durante un furto o uno scambio di merce e poi si passa a reati più gravi fino all’omicidio. In questa carriera criminale la dignità umana viene meno, muore la coscienza e non sembra possibile un ritorno sui propri passi. I bambini che crescono in queste realtà conoscono a memoria la violenza in tutte le sue possibili espressioni e a volte, finite le lezioni, restano a scuola protetti perché all’esterno ci si ammazza con le pistole.

Quello del “Don Bosco di Napoli” è solo uno dei tanti progetti dai quali l’anima oscura di questa città è illuminata. Progetti turistici volti all’apertura dei quartieri verso realtà diverse o opere umane che riguardano direttamente i cittadini del luogo, nel loro piccolo contribuiscono a distribuire un messaggio di speranza e di fiducia. Napoli ha bisogno di giovani forti e determinati che non fuggano per far sì che nascano i primi semi in una terra che si predispone a diventare fertile, bisogna cambiare ciò che non va e non sperare che il cambiamento avvenga da solo.

Redazione



Il Salice

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