Tra bene e male
Tolleranza e inclusione. Le nuove onde cavalcate dal ventunesimo secolo. Tra le idealità più onorate della nostra epoca, anche se proprie di ogni tempo. Dall’antichità ad oggi, da Roma a Lampedusa, ma lo stesso tema di fondo, da poco racchiuso nel termine “politically correct”. Il nuovo volto della tolleranza, entro cui ricadono le principali tematiche sociali e politiche dei nostri giorni: dall’immigrazione, alla parità di genere, al femminismo. Tutte questioni che troppo spesso vengono semplicisticamente risolte con un’ unica risposta. Problematiche trattate e ritrattate dai media, spesso in un modo univoco e comune. Una sola versione, una sola soluzione per questioni complesse che finiscono per essere ingabbiate. Negate quindi la discussione, la dialettica, il dialogo in favore di un pensiero unico. Una sola sfaccettatura che nega la presenza di una molteplicità di idee, di una palette di punti di vista. Soprattutto nell’ambito della comunicazione impera un generale criterio di semplificazione del contesto sociale e politico, il che denota una visione dualistica e manichea della realtà: da una parte il bene, dall’altra il male. Non c’è tempo, né voglia di analizzare la complessità di un tema, di sondare quei punti interrogativi, quegli spazi grigi che dividono le due parti in gioco.
Si pensi all’attuale conflitto russo-ucraino, una guerra che è stata ridotta a un conflitto tra buoni e cattivi, tra democrazia e tirannia. Stati Uniti e Europa, baluardi della libera e della giustizia armano un paese attaccato da un folle sanguinario, un redivivo Hitler. Un punto di vista, un’interpretazione che non rispecchia totalmente il vero storico e fattuale. Eppure ci viene proposto come una verità indiscutibile, tanto che inevitabilmente sta al singolo tentare di “sgarbugliare” questa matassa di informazioni, nella ricerca di un vero più soddisfacente.
Il tutto in un contesto in cui diventa sempre più difficile e problematico esprimere un sentimento di dissenso e critica al pensiero comune. Non si tratta solo di ripudiare un’idea, un punto di vista, ma di non poter pienamente analizzare le varie sfaccettature, motivazioni e cause di una questione. Tutto alla luce di un confine stabilito dal politicamente corretto che non può assolutamente essere oltrepassato. Parliamo di un non detto, di leggi non scritte che pian piano vanno ad influenzare il nostro modo di agire, di pensare e di vedere il mondo. Tutto forse per dare l’impressione di un mondo perfetto, in cui si finge che gli ideali siano sempre messi in pratica. In verità si tratta di costruirsi un para-mondo, dove preservare la facciata precostituita vale molto di più che trasformarla in realtà.