L’Atene dei sensi
di Arianna Chiarloni, Carola Cogno, Federica Furlan, Lodovica Naddeo
Ormai sono più di due anni che il mondo imperversa nella pandemia, la quale ha segnato particolarmente le vite degli adolescenti caratterizzate da pochissimi svaghi e molte restrizioni. Le gite scolastiche non possono più permettersi destinazioni esotiche, ma soltanto viaggi alla scoperta delle meraviglie d’Italia, il tesoro riscoperto dagli abitanti di questi territori. Una delle attività attese con più impazienza da noi studenti del Liceo Classico era finalmente vedere con i nostri occhi Atene, l’anello di congiunzione tra passato e presente, Oriente ed Occidente, ma ancora per qualche tempo sarà improbabile vedere le scolaresche popolare le vie della città. Lo scorso mese siamo riuscite a passare il fine settimana in Grecia e sarebbe nostra intenzione proporre un breve “diario digitale” della nostra esperienza, un viaggio attraverso i sensi.
Atene e la vista
Il viaggiatore che arriva ad Atene per la prima volta rimane impressionato dal colore pressoché uniforme della città: il bianco.
Bianchi i muti delle a case, bianchi anche i terrazzi sui tetti. Questa uniformità di colore fa pensare ad Atene come una città molto più orientale di altre, quale ad esempio Istanbul, anche se quest’ultima con i suoi giardini e le sue mura è molto più colorata.
L’uomo moderno è abituato a vedere e a pensare l’architettura e la statuaria greca come totalmente bianca mentre sappiamo che le statue, i templi e perfino i bronzi che ci sono rimasti erano vividamente colorati. Piccole tracce di colore sono state trovate sui basamenti e sui fregi di tutti i templi greci, così come sui resti marmorei delle statue giunte fino a noi.
L’Eretteo
Nel passeggiare per la città ci si accorge che vi è un continuo dialogo tra l’Atena classica e quella moderna ma che, a differenza di Roma che ha inglobato i monumenti romani trasformandoli ed adattandoli ai secoli che si son succeduti, qua rimangono cristallizzati e non riconvertiti e riutilizzati.
Ognuno può ammirare l’Acropoli da qualsiasi zona del centro a qualsiasi ora del giorno e della notte, soltanto volgendo gli occhi in alto sulla collina che troneggia sula città.
Acropoli che In greco antico significa “città alta”. Si tratta di una collina rocciosa nel centro della città, sede dei monumenti più famosi per la storia greca : varcando i Propilei, affiancati dal tempietto di Atena Nike, la vista del Partenone fa intuire la grandezza di Atene nell’età di Pericle.
Infine volgendosi verso nord si vede l’Eretteo, dove le cariatidi fungono da colonne. Il tempio è stato eretto vicino all’ulivo sacro di Atena. Impossibile poi uscire dalla zona dell’ Acropoli senza passare davanti al luogo dove tutte le
tragedie greche hanno preso scena: il teatro di Dioniso.
Inoltre non solo il Partenone è custode della grandezza di Atene ma anche delle piazze frequentate dalla movida continua il dialogo tra antico e moderno: è difficile credere che sulla piazza più frequentata dai giovani , oltre a negozi e bar, si possa visitare la biblioteca di Adriano.
Non lontano da piazza Monastiraki c’è la Stoà, ed è affascinante sapere che la nostra cultura ed il nostro modo di pensare non che, l’origine della nostra civiltà,sia sorta in quel luogo.
Veduta di Atene dall’Aeropago
Atene e l’udito
L’udito è come ci insegna Dante forse il più importante dei sensi quando bisogna comprendere un luogo sconosciuto e si può dire con certezza che ci ha svelato una nuova prospettiva della capitale greca. Dopo aver studiato per cinque lunghi anni la grammatica e ogni qual tipo di vocabolo ci aspettavamo di capire in parte ciò che le persone dicevano, ma è avvenuto il contrario: il greco moderno è una lingua affascinante e complessa con una cadenza dai caratteri mediterranei, molto diversa dalle parole di Platone e Sofocle.
Un ulteriore aspetto che ci ha colpito molto è stato il tono della voce usato solitamente da queste persone, molto simile a quello che usiamo in italiano e spesso additato dagli stranieri per essere troppo “violento”, ma per noi è stato come sentirsi a casa. Oltre alle voci non poteva mancare la musica: spesso lungo le vie e i sentieri che circondano la collina dell’Acropoli ci siamo imbattute in musicisti e cantanti che rallegravano le passeggiate dei turisti con le canzoni della tradizione greca.
Veduta dell’Acropoli da uno dei Roof Garden della città
Atene e il gusto
La gastronomia greca è una delle massime espressioni di quell’antichissima tradizione mediterranea che si avvale di un connubio di semplici e particolari sapori.
Le origini della maggior parte dei piatti di questa cucina risalgono al periodo dell’antica Grecia e alla tradizione della cucina ottomana.
Una particolare curiosità inoltre, è che il cappello bianco che oggi conosciamo come toque blanche (il tipico cappello da cuoco) è nato proprio in Grecia. Nel medioevo infatti, i cuochi che lavoravano nei monasteri greci, erano soliti indossarli bianchi per distinguersi dai monaci che indossavano cappelli alti e neri.
L’alimentazione tradizionale di quest’antico paese vede prevalentemente preparazioni semplicissime e ingredienti freschi.
Durante i pasti non possono mancare i tipici ingredienti mediterranei come l’olio d’oliva, la carne di agnello, formaggi come la feta, una vasta varietà di verdure come zucchine, peperoni e melanzane e alimenti provenienti dalla pesca, accompagnati da diverse varietà di vino.
Nessun pasto inoltre può essere concepito senza uno degli alimenti principali di questa alimentazione, il pane. Il pane greco più conosciuto è la pita, a base di farina di grano, tradizionale delle cucine del Mediterraneo e del Medio Oriente.
Altro ingrediente tipico che non può mancare è lo yogurt, servito di solito con miele o impiegato nella preparazione di salse come il tzatziki (una salsa di yogurt, cetriolo, aglio e olio).
Il pasto greco in genere inizia con degli antipasti i mezédes, seguiti dal piatto più importante, oppure da formaggi e insalata, fino ad arrivare ai dolci, che possono essere al forno o al cucchiaio.
Tra i piatti principali e più conosciuti troviamo il gyros (una sorta di kebab), i souvlaki (spiedini di carne) o la moussaka (uno sformato di melanzane, patate e ragù).
Atene e l’olfatto
Appena arrivate, già respiriamo aria di casa: un odore analogo, simile a quello dell’Italia, ma al tempo stesso diverso, unico, proprio delle terre greche. Eppure chiudendo gli occhi, ignorando l’Acropoli che domina tutta la città, potrebbe quasi sembrare di essere in Sud Italia. Si coglie infatti un profumo tipico dell’area mediterranea: un odore di olivo, pungente, salino, fresco. Di una freschezza portata dal mare, dal Pireo, il porto di Atene, protagonista di alcuni degli eventi più pregnanti della storia greca.
Una tradizione in realtà ancora viva, un’aurea e “un’ aria” che sicuramente ancora permea Atene. Parliamo di un forte legame con il passato, in una città che nei secoli ha continuato ad espandersi, guarda caso, proprio intorno all’Acropoli, epicentro culturale e simbolico di tutta la Grecia. Eppure se l’Atene antica scalda i cuori di noi classicisti, è invece l’Atene moderna ad aver preso sicuramente il sopravvento, inglobando ciò che resta del passato. Si tratta di una macchia bianca, che si estende tutto intorno all’Acropoli, da ogni lato, pronta quasi a fagocitarla. Una città neonata che profuma di di Gyros, di pita appena sfornata. Ma anche una città che ha dovuto fare i conti con la crisi economica e il fallimento statale. Il tutto in una realtà che sembra divisa tra Oriente e Occidente: la culla della cultura occidentale che a tratti sembra ricordare i paesi dell’Est.
Veduta dell’Acropoli dal museo dell’Acropoli di Atene
Atene e il tatto
Frequentare il Liceo Classico significa respirare la Grecia da lontano, viverla da un banco senza mai metterci piede. Significa imparare a conoscerne la geografia, le città, le regioni, le isole. Luoghi inevitabilmente collegati a quegli eventi, autori, ed opere cardine di tutta la cultura ellenica. Insomma si tratta di cinque anni di totale immersione nelle tradizioni, nella cultura, nell’anima greca.
Ecco perché trovarsi di fronte a ciò che è sempre stato libro, opera, immagine fa un certo effetto: vedere l’Acropoli dal vivo rende tutta la storia greca più vicina e in qualche modo più vera. Questo scuote, fa realizzare che non è tutto solo inchiostro su carta, ma è storia, fatto, realtà. Parliamo di uomini e di donne vissuti secoli fa, dimenticati, cancellati dallo scorrere del tempo: poesia e materia, il loro unico lascito. Una materia che è arte, marmo in forma di scultura, colonna, capitello. Vedere questo significa completare il cerchio, toccare con mano ciò che è sempre stato parola. Un vero e proprio salto dal libro alla realtà. Dall’astratto al tangibile.
Purtroppo però, se la vista, l’udito, l’olfatto possono apprezzare a pieno le bellezze antiche, il tatto non sarà mai pienamente soddisfatto. Se ci è stato possibile godere visivamente dei Propilei o dell’Eretteo, l’esperienza tattile ci sarà sempre preclusa. Ma fa tutto parte del gioco: toccare quel marmo significherebbe contribuire a lenirne la bellezza e a negarla alle generazioni future. Rimarrà quindi un desiderio per sempre inevaso, irraggiungibile, forse un po’ infantile, ma presente, lì nascosto, fomentato dalla curiosità, dalla voglia di toccare con mano l’autentica l’anima dell’antica Grecia