“Volevo essere un duro” – Recensione

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È un disco che parla di infanzia, di amicizia e di amore. È un disco di ricordi veri e falsi, di personaggi del bene e del male, di località, che esse siano prati di margherite o squallide zone industriali.

Ci sono molti ragazzi che non hanno il coraggio di esprimere le sensazioni che hanno provato durante la gioventù. Alcuni riescono a farlo con delle metafore, altri hanno il coraggio di raccontarsi direttamente senza voler nascondere niente. Altri ancora, come Lucio Corsi, riescono a convertire magistralmente questa nostalgia in musica. Oggi andremo a recensire quindi un album che rivive la crescita di uno simile a molti di noi, un’adolescenza in cui alcuni possono rivedersi: “Volevo essere un duro”, uscito questo 21 marzo.

VOLEVO ESSERE UN DURO (CD)

Il disco si apre con il primo singolo pubblicato, ovvero “Tu sei il mattino”. Questa canzone d’amore non narra solo la prima volta, ma cerca di raccontare i cambiamenti, la crescita e tutto il tempo, che passa troppo velocemente. Musicalmente è orchestrata e scritta eccellentemente, e trasmette un tono malinconico ma anche beato. “Sigarette” descrive invece la relazione di Lucio con il tabacco. La presenza principale della chitarra rende la canzone molto semplice all’ascolto, come se volesse trasmettere la spensieratezza che il toscano prova mentre consuma una “cicca”. Successivamente abbiamo “Volevo essere un duro”, title track dell’album e canzone che ha lasciato un grande segno fin dal festival di Sanremo e che rappresenterà l’Italia all’Eurovision. La composizione è a dir poco incredibile, con un’orchestrazione magistrale. Entrambe, accompagnate da un testo che riflette molte delle insicurezze che abbiamo avuto tutti da piccoli, rendono questo pezzo favoloso.

La chitarra acustica e l’armonica sono protagoniste invece di “Francis Delacroix”, che è, come dice Lucio, un amico immaginario, un talkin’ blues vecchio stampo. L’inventiva dietro questa canzone è molto originale, soprattutto in un panorama musicale come quello moderno. “Let There Be Rocko” è invece un classico pezzo rock n’ roll anni ’60, che racconta la storia di Rocco Giovannoni, un esuberante e appariscente bullo delle medie che compie varie peripezie per farsi notare. Successivamente c’è “Il Re del rave”, una canzone energica, accompagnata da degli ottoni. Commenta la mania di protagonismo della propria vita e la voglia di sfuggire al caos moderno rompendo i vincoli della società odierna.

“Situazione complicata” è una canzone d’amore tragicomica con protagonista un uomo ridicolo per la sua particolare situazione sentimentale. Si apprezza il cambio di atmosfera nel bridge, in cui la canzone diventa più movimentata, situazione del tutto imprevedibile. Arriviamo a “Questa Vita”, forse il pezzo più banale, anche se contiene elementi particolari, come l’uso degli ottoni e una melodia eseguita con strumenti atipici. Liricamente è un confronto tra Lucio e il suo cervello, una riflessione spesso protagonista dei pensieri di noi ragazzi. A chiudere il disco troviamo, infine, “Nel cuore della notte” che, a livello musicale, è composta solo da voce e pianoforte. E’ malinconica, emozionante e calma, come a rappresentare le caratteristiche della notte stessa, e parla della continua ricerca dell’amicizia, filo conduttore della crescita di chiunque.

Volevo essere un duro - Wikipedia

In tutto l’album si respira un’aria che ricorda il cantautorato italiano degli anni ’70 e ’80, c’è una forte ispirazione a artisti come Graziani o Dalla. Questo elemento da un lato dà credito a Lucio per aver mandato di nuovo sotto i riflettori queste sonorità e questo modo di fare musica, mentre è un qualcosa di negativo perché rende il disco non del tutto originale.

La valutazione a “Volevo essere un duro” del Salice è 8,5.

La sera ognuno nei pensieri propri, in giro c’è la morte
C’è chi spera in una sorpresa nel cuore della notte

Antonio Capozzi



Il Salice

Il “Salice” nasce nel 1985. Negli ultimi sette anni sono stati pubblicati più di 2000 articoli online.


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