Cantami d’amore

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Cantami d’amore è il primo tour di Edoardo Prati, giovane di appena vent’anni, appassionato di studi classici, che ha trovato nei social, declassati normalmente al rango di strumenti futili e nocivi, un mezzo di divulgazione potentissimo.

L’evento si è aperto con la sua presentazione: un ragazzo, semplicemente un ragazzo. Un po’ smarrito e confuso sulla vita: un groviglio di dubbi e incertezze rumorose.

Subito si apre uno spiraglio della grande fragilità di un adolescente, che si trova completamente perso di fronte a sentimenti sconosciuti. Sono figure miste, confuse, si aggirano celeri attorno alle persone e non si riconoscono: la più imponente tra queste figure è l’amore.

L’amore: raccontato da milioni di poeti, conosciuti e non, da scrittori, artisti, musicisti, cantautori. Si potrebbe pensare che, essendo espresso in migliaia di forme di arte, sia facilmente riconoscibile e comprensibile: invece no, rimane una entità misteriosa, enigmatica, non facilmente comprensibile, anzi.

Edoardo trova subito come chiave di lettura della vita la letteratura: una madre affettuosa, che rincuora i giovani lettori smarriti facendoli sentire meno soli, meno incompresi. Ebbene sì, per Edoardo la letteratura è una voce soave, che gli ricorda che non è solo, che non è l’unico a provare certi sentimenti e a sentirsi smarrito in questo enigmatico labirinto che è la vita.

” Un viaggio nelle parole dei grandi poeti della letteratura che ci parlano direttamente”: Edoardo ha definito così nelle interviste il meraviglioso spettacolo che ha realizzato.

L’amore: l’ha descritto Dante per la sua Beatrice con grande eleganza e sensibilità: “Apparve, vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: “Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi. Boccaccio con la novella tragica di Girolamo e Salvestra, Petrarca con la sua Laura dai capelli d’oro e il dolce riso.

Amori confusi, passionali, smarriti, impetuosi come il mare.

Viene nominata anche Frida Kahlo:” Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre. Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più.” Allora questo sentimento nobile non bisogna chiederlo, allora come arriva? E come ci tocca?

Evidenzia poi il mito di Aristofane , anche conosciuto come mito dell’androgino, presente nel dialogo platonico nel Simposio il quale sostiene che gli umani siano alla ricerca della loro antica unità. Dunque non dobbiamo chiedere amore, ma cercalo, ma come?

Recita poi la tragica morte di Clorinda di Torquato Tasso, evidenziando così anche la grande drammaticità che questa figura misteriosa dell’amore cela.

E infine “Odi et amo “che conferma ogni dubbio che affligge, non solo gli spettatori ed Edoardo, ma anche i grandi poeti della letteratura. Infatti c’è un’unica analogia tra tutti questi grandi personaggi: la loro meraviglia, tragica e non, davanti ai grandi misteri della vita.

Si giunge quindi a una domanda più profonda: cosa ci insegna la poesia? A cosa serve?

La poesia è una lanterna: non è un’enciclopedia, né un manuale di istruzione che insegna cosa sia l’amore e cosa fare. La poesia è una lanterna nel buio più tetro: è un barlume di luce che colma un senso di solitudine e incomprensione intrinseco nella natura dell’uomo.

La parola: una chiave di lettura della vita.

La poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve”: questa frase di Massimo Troisi è comparsa immediatamente sullo schermo, e ha echeggiato nei cuori di tutti quegli spettatori che, come me, sono stati incantati dalle sue parole, e che hanno sussurrato tra sé e sé: “Cantami d’amore, Edoardo, cantami”.

Costanza Castorina



Il Salice

Il “Salice” nasce nel 1985. Negli ultimi sette anni sono stati pubblicati più di 2000 articoli online.


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