La scelta giusta
di Francesco Icardi
“Scegliere” e “scelta”. Ormai queste due parole risuonano in modo assillante nella testa degli italiani specialmente in quella dei più giovani: che indirizzo scolastico scegliere, lavoro o università. Dunque certe decisioni si pongono davanti alle persone come imponenti muri, difficili da ostacolare. Uno dei motivi di ciò potrebbe essere un’idea sbagliata delle persone quando si pensa alla parola “scelta”: spesso c’è la tendenza ad associare questa a qualcosa di grande, come se ci si trovasse di fronte ad un bivio con diverse strade le quali potrebbero portare a luoghi che possono stravolgere o realizzare i propri piani.
Per comprendere il vero significato di “scelta” bisogna partire dal basso: dalle abitudini quotidiane, dal modo di relazionarsi e di stare con gli altri. Tale tipo di scelta non punta soltanto agli obiettivi personali che ognuno si pone nella vita (carriera lavorativa, università, famiglia etc…), ma tende a qualcosa di molto più grande, al benessere personale e al benessere delle persone circostanti, fino al raggiungimento di ciò a cui l’uomo dovrebbe aspirare: la felicità. E’ molto semplice per un uomo concretizzare queste scelte, si può già iniziare dal primo mattino, augurando una buona giornata alle persone che vivono con lui o lei (genitori, coniugi, fratelli e sorelle), aiutando un compagno, un amico o anche uno sconosciuto quando si trovano nel bisogno; sono tutti piccoli gesti che non costano tanto tempo ma che per le altre persone valgono moltissimo.
Purtroppo questa pratica è sempre meno frequente all’interno della società odierna dove ognuno pensa a sé stesso e aspira alle proprie “grandi scelte”, senza considerare l’esistenza dell’altro. Questo terribile fenomeno è chiamato: “indifferenza”. Questo come un morbo si attacca alle persone e pone loro dei paraocchi che permettono di non vedere le situazioni altrui. Gli individui che assumono questo comportamento sono sempre di più; l’idea del “ce la faccio da solo” “o penso solo a me stesso” si diffonde in maniera preoccupante. Gli individui in questione, non fanno solo un danno anche agli altri ma prima di tutto fanno un danno a sé stessi: sono infelici, poiché è più facile trovare la vera felicità in qualcun’altro che in un obiettivo nell’ambito lavorativo o scolastico. Sono sempre di più gli episodi di indifferenza e proprio per questo si sta dimenticando il valore di ogni persona, anche questa un essere umano come tutti.
Forse uno dei metodi più efficaci per “curare” questa società malata è quello di fare un viaggio nel passato e prendere spunto da certi tipi di società in cui veramente il valore per l’altro era uno degli elementi portanti. In questo caso si può pensare alle prime comunità cristiane, nelle quali solitamente ci si rispettava a vicenda e si viveva in un clima di comunione fraterna. Il messaggio che questo tipo di comunità e tante altre situazioni simili ci vogliono dare è che l’uomo non è fatto per vivere per sé stesso ma per e con gli altri.