Ti do la mia parola, Stefano Andreoli si racconta

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“Ci vuole coraggio e bisogna saper capire ciò con cui si vuole occupare il tempo libero. Sebbene possa sembrare qualcosa di vuoto in realtà non lo è: nessuna passione è vuota se stuzzica la tua curiosità”. Attraverso queste parole Stefano Andreoli, lo speaker radiofonico, scrittore e autore televisivo, dopo aver mostrato la sede di Milano di Radio Montecarlo, ha dato la possibilità alla redazione del Salice di conoscere i suoi lavori e le sue passioni.

 

Nato a Cesena, Stefano, crea un sito in cui inventa e condivide battute, spinoza.it. Passa qualche anno e arriva anche la proposta di usare i contenuti del sito per scrivere un libro, che verrà poi pubblicato nel 2007. Nel 2010 squilla il telefono e a rispondere è  Roberto Benigni, il quale chiede il permesso di poter utilizzare alcune sue battute durante uno spettacolo.

Stefano decide di cedere gratuitamente all’artista alcuni pezzi del suo lavoro, chiedendo solamente di poter assistere allo spettacolo. Una volta terminato, la segretaria di Benigni gli propone di andare a cena insieme a loro e da quel momento inizia la sua carriera lavorativa con l’attore e poi con Maurizio Crozza, Fiorello e altri grandi esponenti dello spettacolo italiano.

Dopo l’uscita del libro, viene invitato ad una trasmissione radiofonica e lì scopre il suo talento come speaker, tanto da iniziare la sua carriera anche in questo campo.

Vista la sua poliedricità, Stefano ha fermamente espresso di essere ugualmente stimolato da tutti gli ambiti lavorativi sui quali si interfaccia, però ha affermato che il mondo dello spettacolo è quello più particolare. Infatti ha rivelato che il lavoro di un autore è sempre molto nascosto: “Se la persona per la quale si scrive – dice Stefano- non se la sente di dire una determinata battuta, allora tu devi accettare che una parte di te, del tuo lavoro scompaia”.

Per quanto riguarda il campo radiofonico, Stefano ha raccontato che ha capito che avrebbe voluto intraprendere anche quel lavoro solo una volta compiuti i trent’anni: “Non ho tecnica e non la voglio neanche imparare perché la voce poi perde calore e ad oggi gli spettatori tendono a preferire una voce naturale”. 

E poi, forte della sua esperienza sempre condita da garbo e modestia, ci regalato qualche consiglio: siate curiosi, ci ha detto, provate ad aprire gli occhi di fronte al mondo e provate a raccontarlo. Io – dice – ho iniziato così: quando si passa dal mondo del Liceo a quello dell’università è sbagliato precludersi strade. “Fare rete” è un concetto importante, conoscere persone, allargare gli orizzonti: magari oggi no, ma un domani da quell’incontro o quella stretta di mano o da quella mail potrebbe nascere un lavoro. Non credere poi di sapere fare tutto o, peggio, di non essere in grado di fare qualcosa: nella vita si impara tanto, basta seguire le passioni e “inventarsi” ogni giorno. Non importa se si trova la propria strada cammin facendo. Lo dice – conclude – uno che voleva fare l’architetto e non si sarebbe mai sognato di diventare speaker ed autore radiofonico. Perché la vita è duttile e versatile, proprio un po’ come la radio.

Giorgia Orlandi



Il Salice

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