Il cacciatore di farfalle
di Luca Casalegno
Tutto ciò che accade nelle frenetiche giornate, dove corriamo come criceti dentro le ruote, non permette un attimo
alla mente di rilassarsi. Pure nei momenti dediti al riposo, siamo in continua maratona e siamo costretti tralasciare
ciò che di più caro abbiamo, l’attesa e il valore del tempo. Quest’ultimo, nonostante la sua preziosità, purtroppo da
molti viene dato per scontato. Per apprendere il valore del tempo è necessario rispolverare le tombe degli antichi,
come sosteneva Foscolo e come fece Angelo Mai, permettendogli di parlarci così che le loro voci giungano fino ai
nostri tempi. Colui che più di tutti si impegnò per insegnare a comprendere il valore del tempo fu indubbiamente
Seneca. Nel “De brevitate vitae” descrive la gente del suo tempo definendoli “occupati” in quanto dediti a rincorrere
occupazioni e desideri inutili a loro stessi sprecando il tempo. Nonostante siano passati una ventina di secoli, ciò
che Seneca affermava risulta terribilmente attuale.
Noi, che viviamo affannati dalla continua ricerca della “risposta alla mail” o al “messaggio botta risposta su WhatsApp”, siamo gli occupati dei nostri tempi. La differenza è racchiusa nel fatto che noi non abbiamo nemmeno la possibilità di accorgercene ed una semplice attesa diventa motivo di nervosismo e non una nuova opportunità. Sembra a volte che cerchiamo di andare più veloci del tempo stesso. Lui che segue il suo corso, ci guarda indifferente, mentre noi pensando di averlo quasi raggiunto non ci accorgiamo che stiamo correndo sul posto. Ciò che ci separa da esso può essere visto come un tratto di strada infinito ma il contempo cortissimo, questa porzione mancante e l’attesa. Lo stesso tempo decide quanto dobbiamo impiegare per raggiungere ciò che cerchiamo e noi possiamo solo attendere. Per questo motivo una madre per abbracciare il proprio bambino deve aspettare nove mesi, un bambino per diventare grande deve aspettare molto tempo e a volte non basta nemmeno una vita. Questa attesa però non deve cadere in un’inerzia mentale e fisica, vale a dire la sterile aspettativa che accada qualcosa. Solo noi siamo in controllo delle nostre scelte e del nostro percorso.
Quindi l’attesa dobbiamo viverla non patirla, prima o poi arriveremo dove vogliamo se oltre la perseveranza e la fatica investita nel nostro obiettivo saremo pazienti di arrivare, perché il vero valore è il percorso stesso. Spesso si tende a dimenticare questo concetto cercando di ottenere tutto subito. Nonostante sia inusuale a livello grammaticale l’espressione corretta dovrebbe essere “tutto è subito”. Ciò che vogliamo ottenere, il tutto, e quando lo vogliamo, il subito, diventano la stessa cosa. Così tanta è l’impazienza di raggiungere qualcosa che l’arrivo è pari all’inizio, tutto il percorso o la “strada dell’attesa” come definita prima non esiste concettualmente.
Questa espressione “tutto è subito” risulta ovviamente evocativa data l’impossibilità di una concomitanza tra inizio e fine, almeno per le nostre conoscenze attuali. Serve solo come monito alla nostra generazione che cercando di
andare sempre più veloce si perde la strada. Un esempio positivo potrebbe essere la metafora del cacciatore di
farfalle: “un bambino correva per i campi con un retino provando a prendere delle farfalle, senza successo. Il
cacciatore allora, intenerito dalla sua ingenua intraprendenza, si avvicinò a lui. Sotto suo consiglio i due si misero a
costruire un bellissimo prato verde con fiori rigogliosi e profumati così da attrarre le farfalle al suo interno per
poterle ammirare. Il giorno successivo il cacciatore sentì il pianto disperato del bambino che al suo risveglio non
trovò alcuna farfalla. Allora il cacciatore, avvicinandosi a lui, lo prese per mano facendogli vedere la bellezza di ciò
che avevano creato e il bambino smise di piangere.”
Questa piccola fiaba per bambini nella sua semplicità racchiude l’essenza di ciò che dobbiamo imparare: il vero valore sta nell’attesa, nel percorso che dobbiamo compiere per raggiungere il nostro obiettivo. Sarà compito del tempo dare valore alle cose che richiedono più attesa di altre. Un altro esempio positivo, una guida che dovremmo seguire per imparare il valore dell’attesa del tempo, fu sempre un cacciatore ma di bellezza in questo caso. Come viene chiamato nel libro di Alessandro d’Avenia “l’arte di essere fragili” fu Giacomo Leopardi, il cacciatore di bellezza. La vita purtroppo non gli concesse molto tempo, utilizzando una litote visto che la vita di tempo non gliene concesse affatto. Nonostante ciò decise di agire piuttosto che restare inerte accettando la sua condizione, andando in giro con la mente cercando la bellezza. Lui, che guardando la luna o una semplice siepe volava con la fola in realtà impossibili e bellissime, dovrebbe ricordarci la bellezza nella semplicità delle cose. L’attesa nella società del “tempo reale” è ciò che rende speciali le cose, per questo motivo una lettera scritta a mano ha un valore infinitamente diverso ad un messaggio su WhatsApp.