Mente e bias cognitivi

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di Alessandro Bili

Circa 1 kilo e mezzo di tessuti, 100 miliardi di neuroni, ciascuno dei quali forma circa 10 mila connessioni, assorbe il 20% dell’energia utilizzata da tutto il nostro corpo anche se ne compone circa il 2% in peso. Non è neanche stato nominato l’organo a riguardo e sicuramente tutti hanno pensato al cervello.

Questo è senza molte discussioni uno degli elementi più importanti ma soprattutto più complicati di tutto il nostro corpo non solo per le sue funzioni fisiologiche, ma soprattutto per il funzionamento del pensiero e del ragionamento. Infatti in questo caso è meglio definirlo come mente.

Uno dei più importanti studiosi moderni della mente umana è Daniel Kahneman, psicologo israeliano, autore di importanti libri quali “Pensieri lenti e veloci” o “Rumore”, oltre che premio Nobel dell’economia nel 2002. Secondo lo scienziato la mente per essere analizzata al meglio deve venir divisa in 2 sistemi, che semplicemente chiama: Sistema 1 e Sistema 2.

Il Sistema 1 opera in fretta, automaticamente, con nessuno o poco sforzo, ma soprattutto senza alcun senso di controllo volontario. Al contrario il Sistema 2 indirizza l’attenzione verso quelle attività mentali impegnative e complesse e dunque risulta più “lento”.

Il Sistema 1 può essere inteso soprattutto come “risparmio energetico” per tutte quelle azioni che ormai non richiedono più una elevata attenzione, poiché ormai svolte numerose volte dal Sistema 2. Un esempio in cui la maggior parte delle persone si può immedesimare è il viaggio casa-lavoro (e anche il ritorno): chiunque si può ricordare durante le prime volte la concentrazione necessaria per non sbagliare. Allo stesso modo un pianista inesperto utilizza molta più attenzione nel leggere uno spartito rispetto ad un professionista.

Però il Sistema 1 non è perfetto, ed è molto spesso soggetto ad errori e bias cognitivi, legati soprattutto alla sua spontaneità e rapidità di interpretare le informazioni. E molti di questi processi mentali vengono sfruttati dalle agenzie pubblicitarie o venditori per convincere meglio i consumatori a comprare i loro prodotti. Il più importante problema che sorge da tutto ciò è che la maggior parte delle persone si crede immune a qualsiasi tipo di bias, considerandosi completamente consapevole delle proprie decisioni e pensieri, e rendendosi conto solo degli errori cognitivi altrui.

Uno dei bias più comuni è “l’effetto ancoraggio” attraverso il quale le decisioni di un individuo vengono influenzate da un particolare punto di riferimento. L’ancoraggio può essere visto anche come “aggiustamento” per arrivare a stabilire una quantità allontanandosi pian piano dall’ancora.

Poniamo come esempio due domande:

Ghandi è morto prima o dopo l’aver compiuto 136 anni?

A che età è morto Ghandi?

L’età 136, nonostante impossibile, viene utilizzata come ancora dalla quale man mano ci si allontana per stabilirne una più improbabile. Se però la prima domanda fosse stata formulata come “Ghandi è morto prima o dopo l’aver compiuto 53 anni?”, e dunque cambiando l’ancora, la risposta alla seconda sarebbe stata molto più bassa di quella speculata precedentemente. Questo bias viene per lo più sfruttato per far sembrare i prezzi di alcuni prodotti più convenienti rispetto al loro vero valore di mercato, associando per esempio al prodotto che vuole essere venduto un altro ancora più costoso (l’ancora).

Un altro è l’effetto alone, che può semplicemente venir chiamato bias del pregiudizio. Partiamo subito con un esempio:

Devi assumere del nuovo personale e ti vengono descritti due nuovi candidati, Roberto e Marco.

Roberto è Intelligente, Determinato, Presente, Possessivo, Molesto.

Marco è Molesto, Possessivo, Presente, Determinato, Intelligente.

Dopo aver esaminato i curriculum, del tutto identici, e valutato le loro abilità decideresti comunque Roberto non perché sia migliore di Marco, ma perché ha fatto nella tua mente una migliore impressione rispetto all’altro candidato; e tutto ciò perché l’ordine degli aggettivi è stato invertito.

Il Sistema 1, immediatamente dopo i primi aggettivi, si è subito fatto una idea di entrambi i candidati. Nella nostra mente Roberto è stato identificato unicamente come Intelligente e Determinato, mentre Marco solo come Molesto e Possessivo. Questo è il principale motive per cui chiunque dice che la prima impressione è sempre la più importante.

Per quanto bella e potente la mente è continuamente sottoposta a questi errori, e purtroppo è impossibile evitarli al 100% e uno dei pochi modi per combattere i bias è conoscerli e cercare di riconoscerli in tutto. Anche se questo lavoro è più semplice svolgerlo sugli altri che su sé stessi essere più consci dei propri pensieri e decisione è una parte cruciale della nostra vita, che sia scolastica, lavorativa o privata.

Redazione



Il Salice

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