Musica, un viaggio tra le generazioni

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La società di oggi è definibile musicofila anche grazie all’avanzare della tecnologia: infatti se una volta, con il giradischi, la musica era riservata a uno spazio contingente come il salotto, oggi grazie alle cuffiette con o senza filo può accompagnarci ovunque.

I giovani soprattutto passano molto tempo ad ascoltare la musica, quasi come se fosse una necessità di trovare una risposta. Ci si deve chiedere se la musica abiti i giovani o se al contrario i giovani abitino la musica. Rispecchia infatti lo stato d’animo e influisce su di esso: una musica più allegra se ci si sente più sereni, più lenta e riflessiva se si cercano risposte. Il motivo per cui i ragazzi guardano con tanta ammirazione ai cantanti è perché sono stati in grado di mettere nero su bianco il loro stato d’animo, riuscendo a descriverlo, cosa che per i ragazzi non è scontata: non sempre si riesce a dare un nome o a descrivere ciò che si sente. Si può quindi dire che la musica ha un valore catartico, di purificazione, come per i Greci il teatro, tanto da diventare una vera e propria terapia. Può infatti essere un utile mezzo educativo: ascoltando la semplicità delle parole, ma d’impatto di Lucio Dalla si può capire anche solo una semplice notte stellata può assumere un valore nuovo: una notte tanto nera da sporcare le lenzuola, ma anche un’occasione per ritrovarsi al bar con gli amici o allo stadio. O ancora Mia Martini, che spiega in realtà quanto la paura non è solo una caratteristica dei deboli, perché “se l’uomo in gruppo è più cattivo, quando è solo ha più paura”, perché lasciato ai suoi pensieri più intimi e riservati, alle sue angosce.

Ogni generazione è caratterizzata dalla musica, ha un genere e una fascia di artisti di riferimento; infatti, si può capire molto una generazione dalla sua musica, portatrice dei valori. Infatti, la musica per la generazione z si può definire come un ponte, in grado di collegare diverse voci, esperienze e culture differenti tra di loro, ma in cui ognuno può rispecchiarsi. Qui giocano un ruolo fondamentale anche i social media, diventati la piattaforma più usata per trasmettere la musica, basti semplicemente pensare alle storie di instagram o alla pubblicità dei cantanti per i loro album nuovi.

Il ruolo fondamentale della musica era però già conosciuto dagli antichi, già il Sommo Poeta aveva basato la sua più grande opera sulla musica. Immergersi nella Divina Commedia, infatti, significa immergersi in un mondo di suoni e canti.  La musica è simbolo dell’ascesa, infatti con l’avanzare del viaggio si innalza la musica. Si può definire l’Inferno come la cantica antimusicale: non c’è infatti musica che allevia la sofferenza dei dannati, ma solo scontri consonantici e bestemmie: “quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l’aere sanza stelle”. Nel Purgatorio si innalza il canto, le anime fanno della musica un mezzo catartico per riuscire ad arrivare a Dio. infatti, Dante utilizza la musica come metafora del suo viaggio, come mezzo per compiere la sua missione. Nel Purgatorio i rumori infernali vengono purificati dai salmi del purgatorio dove le anime trovano la pace e la serenità cantando i salmi.  Lo stesso Dante pone come uno dei suoi primi incontri Casella, un musicista, cui chiede proprio di intonargli un canto. Il viaggio termina con la polifonia e i canti celestiali del paradiso, dove Dante incontra prima la sua amata Beatrice e poi Dio.

La musica si può quindi definire come un mezzo di espiazione dei nostri pensieri ed emozioni per riuscire a dare un nome a ciò che sentiamo. “La Musica trae a sé li spiriti umani, che quasi sono principalmente vapori del cuore, si che quasi cessano da ogni operazione: si è l’anima intera, quando l’ode, e la virtù di tutti quasi corre a lo spirito sensibile che riceve lo suono”. (Convivio II, 24).

Cecilia Bussi



Il Salice

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