Riscoprire la “lentezza” del teatro

Teatro_Carignano

di Edoardo Falardi

Il teatro è ormai cosa del passato, eppure potrebbe essere il futuro dei giovani. Se si chiedesse quale è stato il cambiamento maggiore dal tempo dei grandi tragediografi ad oggi si potrebbero individuare numerosi fenomeni di cambiamento sociale come l’automobile, l’avvento di Internet, il cinema, la televisione. Tuttavia sarebbe giusto concentrarsi non tanto sulle invenzioni nella loro forma, ma sul concetto che ha contribuito alla loro creazione.

Il minimo comun denominatore che ha spinto al progresso umano è quasi sempre la velocità. Il mondo odierno si muove ad una velocità molto superiore rispetto ai secoli passati. Le comunicazioni sono più veloci così come i viaggi, il lavoro, e anche l’intrattenimento è diventato più immediato. Se per un viaggio la velocità è misurabile in secondi, per l’intrattenimento la rapidità non è quantificabile numericamente, ma è ben visibile. Il libro è diventato teatro, il teatro cinema e, quando persino la distanza da casa al cinema è diventata superflua, questo si è trasformato in streaming. La velocità ha portato certamente ad un progresso rapido e positivo della società, ma forse andando così veloci abbiamo perso qualcosa sulla strada.

Il teatro è stato vittima di questo bisogno di immediatezza dell’uomo moderno. Quante volte ci si sente dire che il teatro è “pesante”. Questa pesantezza è dovuta non tanto alla durata, che è spesso simile alla durata di molti film molto acclamati, ma è dovuta allo spessore dei contenuti che rendono la visione di un’opera teatrale un’esperienza totalizzante, e quindi stancante. Il teatro greco era visto come educazione della popolazione, ma, perché qualcuno sia educato, è necessario da parte sua un certo grado di impegno.

La vita, soprattutto lavorativa, dell’uomo si è molto complicata negli ultimi secoli e questo ha portato all’esigenza di uno svago veloce e facilmente fruibile. La gente non cerca più la famosa catarsi nell’intrattenimento, ma cerca qualcosa di facile da capire e che non abbia nessun altro significato se non quello letterale. La gente cerca opere da tre soldi (non di certo quella di Brecht) e non sente più il bisogno di imparare qualcosa nel tempo libero. Eppure il teatro per i giovani potrebbe essere il futuro. Il teatro è immediato a suo modo e si presta ad un lavoro immaginativo che farebbe molto bene ai giovani. Questo sforzo immaginativo sarebbe anche facile da compiere per i giovani di oggi in quanto grazie alla tecnologia hanno una conoscenza del mondo molto più approfondita rispetto ai giovani di qualche secolo fa.  Il teatro è immediato perché è la forma più scarna della parola, non ci sono descrizioni, spiegazioni, o digressioni sentimentali, ma si limita al dialogo.

Il teatro non usa effetti speciali, green screen e stuntman, ma si serve di qualcosa di molto più forte: l’immaginazione dei singoli. A teatro il giovane potrebbe trovare un buon compromesso fra intrattenimento rapido e immediato e un sottobosco di insegnamenti e riflessioni. Inoltre il teatro è un’esperienza collettiva che unisce gli uomini e anche questo contribuirebbe a creare un intrattenimento che ha la funzione di educare il pubblico. Bisognerebbe quindi invitare i giovani a riscoprire il teatro; il magico mondo “dove tutto è finto ma niente è falso”.

Redazione



Il Salice

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