La vita fugge et non s’arresta una hora

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La vita di tutti è dominata dalla fretta. La fretta di crescere, di fare l’amore e di imparare.

E’ come se il concetto di attesa fosse qualcosa di ormai anacronistico.

In un passo del Deserto dei tartari Dino Buzzati descrive un bambino che ha tanta fretta di crescere. Pensa che la strada che ha davanti sia infinita, ha sentito dire che le cose meravigliose arrivano più avanti e, così credendo, il tempo passa in attesa di una condizione migliore. Si crede che la vita da adulto sia più facile, appagante e spensierata. Ma il bambino così concentrato a diventare un uomo, non solo non gode della sua gioventù, ma all’improvviso viene imprigionato dalla vecchiaia senza soluzione di continuità e non può più tornare indietro. Solo a questo punto riconosce di aver sbagliato nell’aver avuto fretta e capisce che la strada è destinata a finire.

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Un classico del Novecento italiano  - Tracce di studio

Nella fretta di fare le cose, si fa tutto male. La bellezza va cercata, coltivata e attesa. Non c’è cosa che vada accelerata. Oggi è tutto istantaneo e la pandemia ha contribuito molto a questo fenomeno. Lo sono la comunicazione, la fotografia e la musica. Non c’è l’attesa. Si ha accesso a tutto e subito.

Il desiderio caratterizza la vita dell’essere umano di tutti i giorni che sogna il futuro sperando sia migliore del presente. Secondo Aristotele l’uomo ha dei desideri che a loro volta desiderano tutti la stessa cosa: il bene sommo che è la felicità. L’uomo è perpetuamente alla ricerca della felicità ed è capace di cercarla ovunque.

Per alcuni questa ricerca può essere verso Dio. L’uomo è attratto dal bello e non riesce a godersi la vita, sa di Dio e della sua grandezza e quindi la sua vita, come il viaggio che fa Dante, è velocissima, perché lo scopo è giungere finalmente a Dio. D’altro canto forse la verità è che la condizione umana è condannata all’eterna insoddisfazione, frustrazione e debolezza. Come il prigioniero della “Casa in riva al mare” di Lucio Dalla, che guarda il mondo da una finestra in attesa, ma il suo desiderio di felicità rimarrà perennemente inappagato.

Indipendentemente da cosa si stia cercando, andare troppo velocemente è sbagliato, rende ciechi davanti a molte cose. Nel suo lungo percorso il bambino incontra alberi, case e sentieri, però è troppo concentrato sul futuro per curarsene. Ma tutti quegli elementi erano le cose meravigliose di cui aveva sentito parlare e che stava cercando. La felicità non è una luce inarrivabile alla fine di un percorso ma è nelle cose di tutti i giorni. Nel caffè della mattina o nell’abbraccio della mamma. L’albero che il bambino vede e di cui non si cura poteva essere il suo primo amore, o un’opportunità lavorativa; invece è stato così ingenuo da non soffermarsi nemmeno un secondo.

E’ forse necessario mettere la vita un attimo in pausa. Bisogna iniziare a vivere veramente ogni secondo della giornata. Scorre tutto tanto velocemente come un torrente e prima o poi arriverà un cancello a sbarrare la via del ritorno. Conviene aver vissuto il più intensamente possibile la strada fino a quel punto.

Vittoria Cusato



Il Salice

Il “Salice” nasce nel 1985. Negli ultimi sette anni sono stati pubblicati più di 2000 articoli online.


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