MCMLXXII – Pink Floyd at Pompeii

Overhead, the albatross hangs motionless upon the air and deep beneath the rolling waves in labyrinths of coral caves
The echo of a distant time comes willowing across the sand and everything is green and submarine
Era l’ottobre del 1971. L’Anfiteatro di Pompei si presentava in maniera in solita: al suo interno vi erano posizionati numerosi amplificatori, strumenti musicali di ogni tipo e camere da ripresa. Dal 4 al 7 di quel mese, infatti, l’arena era diventata protagonista di uno dei concerti più iconici della storia della musica: il Live at Pompeii dei Pink Floyd. Quei 70 minuti di musica, con i relativi filmati, sono stati recentemente restaurati e pubblicati da Sony Music, e costituiscono l’edizione dello spettacolo chiamata “Pink Floyd at Pompeii – MCMLXXII”.
L’idea di un film-concerto era venuta già in mente al regista Adrian Maben all’inizio del ’71, ma ne fu sicuro solamente quando quell’estate visitò gli scavi archeologici in Campania. Di sicuro spicca subito l’anfiteatro vuoto, scelta per contrapporre questo live al celeberrimo Woodstock. la situazione unica crea un’atmosfera fittizia. A rendere il clima così mistico contribuiscono anche le brevi scene che ritraggono i Pink Floyd camminare tra i vapori della solfatara di Pozzuoli e le immagini delle strade desolate e delle sculture agonizzanti. Inoltre quando finirono di registrare a Pompei, Maben notò la mancanza di materiale per un film e fece continuare le riprese nello studio Europasonor a Parigi.
Parlando dei brani suonati, si può dire senza problemi che in questo concerto ogni pezzo è eseguito magistralmente. Il tutto inizia con Echoes -pt.1, prima parte di una suite magica, che con le prime note di piano fa calare una luna di incanto nelle menti degli ascoltatori. Si prosegue con Careful with That Axe, Eugene, canzone psichedelica che raggiunge il suo massimo climax con l’urlo di Waters, seguita da A Saucerful of Secrets, brano che inizia in maniera inquietante ma che termina con una sequenza di accordi angelica. Segue successivamente Set the Controls for the Heart of the Sun, caratterizzata da una linea di basso che è passata alla storia e da una melodia spaventosamente accogliente, e One of These Days, pezzo con un’atmosfera movimentata ma sempre cupa, famosa per la sua intro di basso. Abbiamo poi Mademoiselle Nobs, che sarebbe una versione non cantata di “Seamus” del brano Meddle (non ancora uscito all’epoca), in cui abbiamo un levriero che “canta” sopra una base di chitarra e armonica. Il concerto si conclude con la seconda parte della suite iniziale, Echoes -pt.2, che inizia con una sezione psichedelica caratterizzata dagli armoni della chitarra che simulano i versi delle balene e che si conclude in maniera poetica e emozionante.
Il film contiene anche degli spezzoni in studio di Waters, Mason, Gilmour e Wright durante la scrittura e registrazione di quello che sarà il loro disco più famoso, ovvero The Dark Side of the Moon. Questo live, oltre a essere uno dei concerti più importanti di sempre, è un “reperto storico” perché racconta in maniera sincera uno stile di vita molto diffuso in quel periodo (quello legato alla psichedelia) ed è la ripresa del primo spettacolo musicale tenuto all’Anfiteatro di Pompei.
Si spera di aver acceso in voi la voglia di recuperare uno dei live che più hanno segnato la storia della musica, ora in una riedizione di qualità superiore, e di avervi intrattenuto con l’analisi di questo filmeterno.
Witness the man who raves at the wall
Making the shape of his question to heaven
Whether the sun will fall in the evening
Will he remember the lesson of giving?