Violenza in classe

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di Giulia Capretto

 E’ noto che negli ultimi tempi i casi di violenza all’interno degli edifici scolastici e al di fuori di essi sono aumentati esponenzialmente, come testimoniano i recenti avvenimenti di cronaca. Un fatto ancora più preoccupante è il coinvolgimento di giovani a partire dai dodici e tredici anni. Gli episodi diventano ogni giorno sempre più gravi, anche a cusa del continuo evolversi del mondo comunicativo, che permette ai ragazzi di avere più mezzi a disposizione, al fine di ferire e di urtare il prossimo. La violenza giovanile può assumere forme diverse, da quella verbale, psichica e fisica, fino a raggiungere l’aspetto più grave come l’istigastizione al suicidio o all’omicidio. Esse possono svolgersi in ambiti diversi: sicuramente il più comune è la scuola, ma non esclude anche luoghi pubblici e privati. 

Il termine bullismo viene utilizzato nel descrivere un determinato tipo di comportamento sbagliato e violento nei confronti del più debole; ciò che spinge il bullo ad agire, è difficile da comprendere, ma probabilmente può essere il desiderio di sentirsi più forte dell’altro e di avere una sorta di potere da esercitare. Al contrario di un tempo, con la diffusione di Internet, le dinamiche del bullismo e la sua percezione hanno assunto una forma totalmente diversa, diventando per lo più una sorta di cyberbullismo, termine che indica azioni violente messe in atto da una  persona o da gruppi all’interno dei media e tutti gli strumenti simili ad essi, grazie ai quali si mira soprattutto alle persone più fragili e alla diffusione di contenuti online con toni fortemente denigratori e offensivi. Esso sta diventando sempre più diffuso tra i giovani, poiché il bullo non deve affrontare realmente la persona, ma si nasconde dietro uno schermo. Ciò gli consente di agire in modo molto più efferato, senza alcun tipo di rimorso.  Esso diffonde contenuti offensivi e privati, spesso con una identità celata, servendosi dei numerosi social network. Pertanto qualsiasi contenuto offensivo, non appena viene pubblicato in rete, rimbalza con celerità da un telefono all’altro, grazie ad un semplice click da parte degli utenti, come se quel gesto fosse la causa efficiente per cui il contenuto assume vita propria.

 

 La vittima, dal canto suo, si trova letteralmente schiacciata dal bullo, all’interno di una dinamica non gestibile, sentendosi così sopraffatto. Sfruttando  l’anonimato, come già detto precedentemente, il cyber-bullo può diffondere qualsiasi contenuto online, senza aver alcun tipo di preoccupazione degli effetti, che le sue azioni possano scaturire. Infatti, è come se appartenesse ad un mondo estraneo, in cui le proprie azioni non hanno alcuna conseguenza, anche perché non le vede e vive in modo reale. 

Grazie all’utilizzo di Internet, la vittima non ha via di fuga e non può sfuggire alle derisioni, che si diffondono velocemente agli occhi di tutti; anche soltanto affrontarle diventa un’impresa insormontabile, specialmente senza l’aiuto dell’adulto. In molti casi, soprattutto in soggetti più deboli, il dolore percepito è così insopportabile, che culmina in decisioni affrettate e irreparabili. Figura importante è anche il pubblico omertoso, che guarda lo spettacolo senza denunciare, o per paura di andare contro alla massa e di essere, a sua volta, preda di quello stesso bullo, o per perdita di valori morali. 

 

Sicuramente è necessario investire sull’istruzione. All’interno di essa bisogna crescere  persone consapevoli delle proprie azioni e delle conseguenze, sensibilizzando maggiormente con fatti di cronaca e affiancando i ragazzi a persone di esperienza. Per quanto riguarda invece le vittime,  è  necessario che esse abbiano la possibilità e la forza, di rivolgersi a qualcuno, grazie all’introduzione di figure professionali, come psicologi, accessibili a tutti. Un altro ambito è all’interno delle mura domestiche; molti genitori non controllano e si disinteressano dei propri figli, generando bulli o vittime: per questo bisogna che essi, nel primo caso, diano l’esempio e abbiano più consapevolezza delle azioni dei propri figli, nel secondo invece, che creino uno spazio, in cui il ragazzo può sentirsi libero di esprimersi, senza alcun giudizio o paura delle conseguenze. 

È quindi possibile affermare che il recente aumento dei casi di bullismo e cyberbullismo rende necessario l’intervento da parte di tutti, infatti solo attraverso una piena partecipazione è possibile cambiare le cose, non voltandosi da un’altra parte, facendo il ruolo del pubblico omertoso, ma avere la piena consapevolezza e affrontare gli episodi di violenza, tramite i mezzi adatti. 

Redazione



Il Salice

Il “Salice” nasce nel 1985. Negli ultimi sette anni sono stati pubblicati più di 2000 articoli online.


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