Immaginarsi oltre: la via verso la vita vera

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Coerentemente al tema del Salone del Libro di quest’anno, “Vita immaginaria”, venerdì 10 maggio si è tenuta, proprio al Lingotto, la conferenza “Immaginarsi oltre – la via verso la vita vera”. L’incontro è stato curato da Filomeno Lopes, scrittore e giornalista presso la Radio Vaticana, Debora Tonelli, teologa, e Roberto Mancini.

Nel cuore della tumultuosa società contemporanea, in cui il futuro appare come un labirinto senza via d’uscita, si rischia di far perdere valore al tempo. La nuova generazione non riesce a concedersi abbastanza tempo per impegnarsi in grandi opere, di qualunque genere, a causa della cascata di sfide momentanee che si accavallano quotidianamente nella loro vita.

Nell’epoca digitale tardo-moderna viene occultata la verità e il senso della vita attraverso i social e il chiasso della comunicazione: i giovani sono assillati dalla frenetica ansia di condividere sporadicamente tutto ciò che accade. Il termine di narrazione vera e propria si è allora svuotato di significato e la sua pratica è diventata quasi obsoleta; ma è proprio la narrazione che svolge la funzione di filo rosso tra ogni individuo e la comunità. Dio ha generato l’uomo perché creasse racconti, non post. Il racconto rende liberi e, cambiando gli interessi e le prospettive di una storia, può assumere quindi sfumature soggettive differenti ed infinite, così come finiti sono i punti di vista degli uomini. Ed è quindi necessario, nella nostra vita ordinaria, provare a posizionarsi diversamente rispetto all’essere, favorendo la creazione di relazioni e non connessioni.

Non è possibile definire a parole cosa sia la vita, ma possiamo affermare cosa e come sia il suo percorso. La vita è sempre relativa per ogni persona; si genera sempre da altri e non ne scopro mai il significato da me stesso: pensando ad esempio al momento della nascita, possiamo constatare che l’essere si genera da una seconda persona. Imparando dai genitori, viene instaurata nell’uomo una costellazione di relazioni, in cui è essenziale trovare il fine e l’obiettivo dell’esistenza.

Inoltre, Dio ha donato all’umanità strumenti come l’ascolto per “raccogliere la vita” dai nostri antenati e predecessori, affinché la loro esperienza, che si può paragonare a una biblioteca, non bruci invano con la loro morte. Solo attraverso l’ascolto si riesce ad alimentare la nostra anima e ci viene permesso di immaginarci oltre l’attuale presente.

Filomeno Lopes, riprendendo la filosofia platonica, dichiara che l’uomo trascorre troppo tempo a occuparsi dell’effimera materialità odierna piuttosto che curarsi della crescita spirituale della propria anima ed elenca tre valori che però nella vita sono fondamentali perché dopo che si presentano una volta, non tornano indietro: la parola, in grado di ferire e danneggiare relazioni, il tempo e le opportunità.

In conclusione, è necessario quindi immaginarsi come una comunità che ha come obiettivo la collettiva felicità e la conoscenza, uniche speranze per l’elevazione dell’essere umano.

Beatrice Cattarossi



Il Salice

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