Socrate e i maiali

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di Jessica Ren

La domanda “Preferisci essere un Socrate triste o un maiale contento?” è una citazione di John Stuart Mill, ex membro del parlamento del Regno Unito e filosofo liberale. Secondo lui “è meglio essere un uomo malcontento che un maiale soddisfatto, essere Socrate infelice piuttosto che un imbecille contento, e se l’imbecille e il maiale sono d’altro avviso ciò dipende dal fatto che vedono solo un lato della questione”.

Gran parte di noi opterebbe per la scelta ‘maiale felice’. L’epicureismo sviluppatosi nel IV secolo a.c. sosteneva che l’uomo tende naturalmente alla felicità e si è concordi nel dire che l’obiettivo ultimo della vita è la ricerca di essa, tant’è che Aristotele scrisse un’intera opera, l’Etica Nicomachea, a riguardo. Si è sempre data importanza al sentimento personale e da sempre si è sottolineato la necessità di stare bene, di sentirsi bene, e di ricercare il bene. Si parla del bene, della felicità, del piacere come se fossero sinonimi ma l’interrogativo “che cos’è la felicità” è privo di una risposta universale. Potrebbe avere molti altri sinonimi, paradossalmente tanti quanti sono gli uomini sulla terra. Dunque, è bene descrivere cosa intendiamo quando preferiamo essere un “maiale contento” che “Socrate infelice” o viceversa.

Molti intellettuali lodano la “beata ignoranza” anche con un senso di invidia in quanto l’operazione di imparare è irreversibile: meno si sa più è facile accontentarsi, essere grati per i piccoli doni che offre la madre natura e più si gode del presente senza perdersi in preoccupazioni del remoto futuro. Altri argomentano che chi si accontenta di poco è spesso chi non vuole faticare e vivere l’effimera tranquillità; chi è refrattario ad esplorare nuove cose per paura di perdere ciò che ha; chi rimane a sognare senza realizzare: i maiali possono essere contenti quanto vogliono finché non vengono macellati. A questo avviso, l’opzione “Socrate infelice” risulta essere più saggia in quanto richiede coraggio. Non di meno “il lavoro nobilita”, chi fatica detiene virtù meritevoli come la tenacia, la gratitudine e la vitalità.

Lo stesso Socrate sosteneva che il male è generato dall’ignoranza. I maiali e gli imbecilli seguono la massa senza ragionare, non solo non sono cauti nelle scelte ma rimangono testardi credendo che quello sia giusto, che nel mondo qualcosa o è solo giusto o sbagliato.

Fortunatamente, oggi molti di noi non hanno bisogno di rispondere alla domanda iniziale perché passiamo da una condizione all’altra con estrema facilità. Per noi studenti, durante l’estate siamo maiali felici, sciolti da ogni sovratensione e dovere scolastico (in parte) e durante l’anno scolastico siamo ‘Socrati infelici’, sommersi nel mare della conoscenza ma rinchiusi nelle quattro mura della classe. Tuttavia, come riteneva Orazio “fra due estremi è bene scegliere il giusto mezzo” (metriotes).

Redazione



Il Salice

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